Quella di John Trudell è una storia che ha dell’incredibile. E’ una storia però straordinaria che scivola inevitabilmente verso la rabbia e la commozione. Una storia vera, nel suo dramma bellissima che ti fa dire:” Io sto con gli Indiani”. John Trudell nasce 15 febbraio del 1946 ad Omaha in Nebraska da madre messicana e padre Sioux. John cresce in una riserva indiana, la Sante Sioux Reservation. Vita semplice tra le “tepee”, le tende coniche degli indiani ricoperte di pelli di bisonte e cavalli pezzati marchiati con i simboli della tribù. John sin da giovane inizia a lottare per i diritti del suo popolo e si impegna sempre di più dopo aver servito gli Stati Uniti in divisa militare. Nel 1969 diventa portavoce dell’occupazione della prigione di Alcatraz da parte dei rappresentanti di tutte le tribù d’America ed entra così ufficialmente nell’American Indian Moviment. L’11 febbraio del 1979 è un giorno che segna però drammaticamente la sua vita: John brucia la bandiera americana davanti alla sede dell’FBI di Washington. Dodici ore dopo secondo ricostruzioni fittizie e dinamiche apparse subito discutibili un incendio doloso distrugge la sua casa nella riserva Shoshone di Paiute nel Nevada. Nel rogo muoiono la moglie in avanzato stato di gravidanza di Trudell, i loro tre figli e la nonna. Un’episodio drammatico che viene immediatamente archiviato come “opera di ignoti”. Da allora, grazie a Jackson Browne e molti amici, Trudell gira il mondo per raccontare non la sua storia, oramai nota in tutto il globo nonostante l’ostracismo americano, ma la storia della sua gente, delle sue origini, delle riserve. Lo fa con i mezzi più semplici: le canzoni che spaziano nervose tra blues, folk e talkin. Una storia vera raccontata tra le note di una musica del dolore, della sofferenza e dell’emarginazione. Quella musica vicina agli indiani.

MAURO CEDRONE