ROMA- Era il 17 febbraio del 1965 quando in via Tagliamento a Roma veniva aperto quel portoncino verde del Piper Club. Due rampe di scale e poi il “tempio” della musica. Una istituzione, un vero e proprio monumento del sound e della disco. Insomma il locale sacro per chi amava il suono vero e non plastificato. Il Piper ha sempre fatto tendenza, di moda, di costume e di novità legate ai vari periodi. Il locale aperto da Alberigo Crocetta e da Giancarlo Bornigia è sempre stato un punto di riferimento dei giovani trendy della medio-alta borghesia almeno nei suoi primi anni. Il Piper diede i “natali” a Patty Pravo, non a caso chiamata la ragazza del Piper”, ma anche a Caterina Caselli, Mia Martini, i Rokes, Renato Zero, Loredana Bertè, Procol Harum, Byrds, Genesis, New Trolls, Le Orme e molti altri. Erano anni particolari, di rivoluzioni studentesche di cambiamenti epocali ma anche di grande musica rock, era il ’68 e mentre infuriava il dissenso giovanile, generazionale, ma anche e soprattutto politico, al Piper passavano i Pink Floyd (18/19 aprile) e Jimi Hendrix (23 maggio) e poi i Nirvana con Cobain che prima fracassò la sua chitarra e poi minacciò di buttarsi dopo esser salito su una trave. Erano gli anni di piombo, di guerriglia sulle strade, di risse, di forti contrapposizioni politiche e di grandi trasformazioni generazionali che hanno attraversato anche il Piper: un’autentica icona della musica italiana ed internazionale.

MAURO CEDRONE