ROMA- A trentasei anni e mezzo, a quasi sei di distanza dall’ultima volta (4 novembre 2012), Re Roger Federer, The King of tennis, inizia lunedì la sua 303esima settimana da numero uno del mondo. E lo fa dopo essersi portato a casa il 97° titolo in carriera in quel di Rotterdam, 20 Slam all’attivo dopo gli Australian Open dello scorso gennaio, per un totale di 1394 incontri , 1144 vittorie e 250 sconfitte. Dati da capogiro per un mostro sacro della racchetta che, sul’orlo o quasi del ritiro per diversi problemi fisici e per la moglie e prole al seguito, ha avuto la forza fisica e mentale di rimettersi in gioco allenandosi per bene e centellinando le sue uscite sportive, una gestione che oggi lo vede ancora protagonista vincente, nonostante l’età avanzata e l’avanzare della nouvelle vague del tennis mondiale (i vari Zverev, Thiem e compagnia bella ). Federer è un fenomeno sportivo d’altri tempi, non c’è dubbio, da cui i giovani oggi devono prendere esempio, anche se della sua classe ne nascono davvero pochi in uno sport dove conta solo fisico e brutalità di movimenti. Federer ha portato la luce, speriamo non si spenga più.

Andrea Curti

 n°97 della carriera, il 24° titolo indoor, il 3° a Rotterdam dopo il titolo del 2005 quando battè in finale il suo attuale allenatore Ivan Ljubicic e quello del 2012 (vittoria su Del Potro), il 2° titolo dell’anno dopo l’Open d’Australia di tre settimane fa.