ROMA – Solo oggi ci si rende conto che l’ondata di liberalizzazioni invalse dal 2006 (Governo Bersani in avanti) non hanno fatto bene al Paese ma hanno creato una deregulation che nuoce soprattutto al lavoratore e alla sua incerta collocazione occupazionale, spesso in bilico tra cassa integrazione, lavoro a cottimo se non nero, licenziamento. Ecco perché guardiamo con favore le restrizioni, i paletti migliorativi che non sono un ostacolo alla libertà di commercio ma rimettono al centro della finalità legislativa l’individuo, l’essere umano. Così mettere un freno all’apertura indiscriminata dei supermercati e affini nei giorni festivi ci pare un provvedimento legittimo e doveroso tanto più che, con sensibilità, si fa eccezione per i centri turistici e si introduce un criterio di turnazione che permette l’apertura di un 25% delle strutture esistenti. Il fatto che i lavoratori e anche alcune grandi sigle commerciali si siano dichiarate a favore dell’innovazione è significativo così come l’apertura dei sindacati e la neghittosa protesta di Confindustria. Oltretutto le vie di riparazione per chi lavora il sabato sono praticamente infinite. Ci sono catene che adottano aperture full 24, altri supermercati che rimangono aperti fino alle 24. La balla colossale della perdita di 50.000 posti di lavoro è la solita fake news messa in giro come propaganda oppositiva. Apparirà chiaro a tutti che quel lavoro festivo veniva gestito con le forze a disposizione e pagato con straordinari mai così allettanti agli occhi dei dipendenti per essere barattati con un giorno di vacanza. Naturalmente escludiamo da queste considerazioni laiche il rispetto per i cattolici che onorano con il riposo (e con la Messa) la domenica. Si tratta secondo le statistiche di sette milioni e mezzo di italiani di abituale frequentazione religiosa, dunque molto più che una minoranza. Naturalmente anche in questo caso si è scatenato un polverone. La grande stampa è contraria a ogni riforma che va a scalfire i poteri forti. Ma a suo danno è scontato che non eserciti più un potere di intermediazione dato che sia il Movimento Cinque Stelle che la Lega hanno bypassato questa forma rivolgendosi direttamente a un elettorato che al momento racchiude circa il 65% dei possibili votanti.

 

DANIELE POTO