Massimo Ciccognani
Vincere, ma non convincere, ma di questi tempi, è già tanto per la Roma che batte il Genoa col minimo scarto al termine di una gara giocata meglio dal Grifone che avrebbe meritato qualcosa di più. Forse è salva la panchina di Eusebio Di Francesco, ma di sicuro ancora tanti, troppi interrogativi su una squadra che non produce gioco, che si aggrappa alle prodezze dei singoli per venire a capo di un match rivelatosi più complicato del previsto. Una Roma ancora malata, ma stasera vincente. E tanto basta, ma solo per la classifica. Decide nella ripresa un gol di Cristante, dopo che il Genoa per ben due volte aveva messo il muso avanti, prima con Piatek, poi con Hiljemark, ripresa due volte da Fazio e Kluivert che poi ha servito a Cristante l’assist per il gol partita. Le formazioni al via sono quelle annunciate. Prandelli col 3-5-2 con Piatek e Kouamé in prima linea, mentre Di Francesco sceglie un inedito 3-4-1-2, facile a trasformarsi in un 3-4-3 con Zaniolo, Kluivert e Under nel tridente offensivo. Atmosfera gelida all’Olimpico e non solo per le condizioni climatiche. Sud in sciopero per i primi dieci minuti e cori ripetuti contro il presidente Pallotta. Atmosfera surreale. Partita godibile sul piano del gioco, con il Genoa che parte decisa con Lazovic che si prende la fascia e mette in mezzo pallone più che invitanti per i suoi. Roma contratta e Genoa che non fatica oltre misura per tornare in possesso palla e ogni qualvolta accelera, l’impressione è che possa far male. Lazovic e Kouamé sono fulmini di guerra, la Roma arranca, il Genoa palla al piede mette paura. E’ una Roma impaurita, frastornata, incapace di mettere palla a terra e proporre calcio. L’esatto contrario del Genoa che gioca in maniera articolata e piacevole. Per chi crede alla cabala suggeriamo un numero, 17 come il minuto che scorre sul cronometro quando Hiljemark colpisce deciso da fuori, Olsen non trattiene, la palla dolcemente si avvia verso la linea bianca, col portiere danese che ci mette un po’ per riprenderla. Irrompe Piatek e la mette dentro: 1-0 Genoa. La Roma non decolla , il Grifone continua a proporre gioco. Il pari giallorosso nasce dal nulla, da una palla inattiva: punizione di Florenzi, tacco di Zaniolo che favorisce l’inserimento a rimorchio di Fazio che la piazza: 1-1 all’Olimpico. Ma il pari dura un battito di ciglia, il tempo al Genoa, che intanto non si scompone, per riprendersi e riproporsi nell’area giallorossa. Angolo di Romulo spizzato da Sandro, sul secondo palo c’è solo Hiljemark che di piattone gela Olsen: 2-1 Genoa, meritato. La Roma continua a fare flanella, movimenti al rallentatore, prevedibili. Ultimo giro di orologio prima dell’intervallo e arriva il pari giallorosso con una prodezza di Justin Kluivert che approfitta di un velo di Under per bruciare in velocità Zukanovic e fulmina Radu con un destro chirurgico che si insacca all’angolino: 2-2 e di sicuro, all’Olimpico non ci si annoia. La Roma potrebbe passare a inizio ripresa se Under, porta spalancata, non spedisse in Sud dopo un’uscita infelice di Radu. E dal possibile vantaggio Roma al vantaggio Genoa è roba di pochi secondi. All’Olimpico va in onda Paperissima perché sulla conclusione dal vertice sinistro dell’area di Lazovic, il portiere romanista non trattiene e la palla scivola alle sue spalle: 3-2 Genoa, anzi no perché Di Bello viene richiamato dal Var che ravvisa una posizione irregolare di Piatek in partenza. Graziato Olsen rincuorato da Manolas. Potrebbe ripassare il genoa se Olsen, stavolta bravo, non chiudesse a terra su una percussione di Hiljemark. E sul rovesciamento di fronte, la Roma riesce a mettere la faccia avanti. Bella combinazione Cristante-Kluivert che serve un assist al bacio per il compagno, destro di prima intenzione e palla alle spalle di Radu. Secondo gol consecutivo per l’ex atalantino, finora il migliore. Prandelli inserisce in rapida successione Pereira, Rolon e Pandev per Zukanovic, Sandro e Romulo. La partita si accende perché il Genoa non ci sta, sente di poter fare e meritare qualcosa di più con la Roma che adesso è spinta da una Sud impagabile che non ha mai smesso di sostenere la maglia. I giallorossi provano a sfruttare la profondità, con Di Francesco che inserisce Santon per Under spostando ancora più avanti Florenzi nel tridente offensivo con Kluivert che va a destra e il capitano a sinistra con Zaniolo che agisce alle loro spalle. Il Genoa gioca bene ma non graffia. Dieci alla fine, fuori un applaudito Kluivert, dentro il fischiato Schick che adesso va a fare la prima punta con la Roma che sfiora il quarto gol. Destro a giro di Kolarov che Radu non trattiene, in agguato, da posizione defilata, c’è Cristante che di prima intenzione colpisce il palo quando alla fine ne mancano appena cinque più recupero. Ma la Roma, che dovrebbe avere il buon senso di controllare, commette le solite leggerezze, facendosi infilare in contriopiede. Piatek si trova davanti una prateria in controgioco, Olsen blocca a terra. Sospiro di sollievo, ma quanto affanno Roma incapace anche di gestire il vantaggio ad una manciata di minuti dal fischio finale. Insiste il Genoa e nella Roma torna ad affiorare la paura e Pandev, solo davanti a Olsen, si divora il 3-3 per la disperazione di Prandelli. Cinque di recupero, col Genoa ad attaccare ventre a terra e l’impaurita Roma a difendersi, ma la palla è sempre rossoblù, Roma in grandissimo affanno. Cristante conquista una punizione in mezzo al campo togliendo respiro e secondi preziosi all’assalto genoano. Pandev finisce a terra, il Genoa reclama il rigore, che c’era, ma Di Bello lascia correre tra le proteste del Grifone. E finisce qui, con la vittoria tra i fischi di una Roma che di buono stasera ha portato a casa solo tre punti e, forse, salvato la panchina di Di Francesco. Ma troppa sofferenza contro un Genoa che invece torna a casa con tanti rimpianti per quanto lasciato sul prato dell’Olimpico.
FONTE FOOTBALLPRESS.IT
Be the first to write a comment.