Quando il giovane Berrettini, sull’indoor bulgaro di Sofia, aveva fatto fuori prima il russo Khachanov (11 del mondo e 1 del torneo) e poi l’esperto spagnolo Verdasco (26), si pensava potesse almeno arrivare in finale, perché l’ungherese Fucsovics (47) è sì un tennista solido ma non particolarmente brillante nel gioco. Invece il 23enne romano, numero 53 del ranking ATP, ha sciupato un’occasione incredibile di fare un ulteriore passo in avanti in classifica (benché lunedì entri per la prima volta in carriera nei primi 50 giocatori del mondo) cadendo nella rete dell’ungherese in maniera ingenua, lasciando alla fine un grande amaro in bocca. A differenza di quanto si dica, Berrettini ci appare un giocatore a metà, dove il rovescio non compete col suo dritto; ricorda per certi versi Omar Camporese, gran servizio e botte di dritto appunto, imprendibili sui terreni veloci (Lendl a Rotterdam se lo ricorda bene) e un rovescio non all’altezza, con difficoltà negli spostamenti laterali. Camporese arrivò a 18 del mondo, l’augurio che Berrettini lo diventi è d’uopo. Però Vincenzo Santopadre, che è un ottimo coach, ha il suo da fare per limare un giocatore che stilisticamente (tipo Tiafoe per intenderci) non ci piace granché. E’ una sconfitta che ci delude e fa male quella di Berrettini. Ma quella della Giorgi in Fed Cup è forse anche peggio. Lei, che è 28 del mondo, doveva portare l’Italia sull’1-1 invece le azzurre rischiano il baratro trovandosi 0-2 contro la Svizzera. La solita Giorgi altalenante che riesce a sciupare un vantaggio di 4 giochi ad 1 nel primo set contro la non trascendentale Golubic e a farsi travolgere 5-1 nella terza frazione prima di una tardiva reazione che comunque le aveva dato la doppia chances del 5 pari. Ma tutto è andato a farsi benedire. La sconfitta della Errani, rientrante in gara dopo un anno di squalifica, era prevedibile, quella della Giorgi, francamente no. E domani, per ribaltare il risultato, ci vuole più di un miracolo sportivo.
Andrea Curti
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