Della pattuglia azzurra, agli ottavi di finale del Roland Garros, ne è rimasto soltanto uno, il più lanciato, il più in fiducia, il più forte attualmente (anche il più acciaccato per la verità…): è Fabio Fognini, numero 12 del mondo, in procinto di affacciarsi per la prima volta in carriera (e per la terza volta nella storia del tennis italiano, dopo Panatta e Barazzutti) nella top ten del ranking ATP. Il 32enne ligure ha piegato, dopo oltre tre ore di gioco, la resistenza di un cliente davvero brutto come lo spagnolo Batista Agut, 18a testa di serie, e lo ha fatto convincendo anche i suoi detrattori più incalliti (qualora ce ne fossero); a chi dice che non ha un gran servizio, l’azzurro ha risposto con 11 aces; a chi ha ipotizzato che non sia un gran lottatore, il tennista ligure ha controbattuto rovesciando il break di svantaggio nel primo set (1-3) andando a servire per il set sul 5-4, con l’iberico che riusciva a portare il set al tie-break dove Fognini ha prima annullato un set point al rivale (undicesimo punto) con un servizio sulla riga e poi se lo è aggiudicato con freddezza. Già, la freddezza, qualità che sembra essere entrata nel lessico dell’italiano, con una gestione mentale ottima dei momenti importanti. Come nel secondo set quando avanti 5-3, Fognini ha servito per il secondo set ma si è fatto controbreakkare dallo spagnolo. Bautista però nulla ha potuto sul suo turno di battuta che il ligure gli ha strappato addirittura a zero. Con due set avanti, Fognini ha avuto un unico passaggio a vuoto nel nono gioco quando ha ceduto il servizio e lo spagnolo non si è fatto sfuggire l’occasione di accorciare le distanze. Ma nella quarta frazione si è rivisto il Fognini dei desideri, freddo e lucido, determinato, pronto a variare il gioco come non mai e a dominarlo (50 vincenti per lui contro i 27 del suo rivale). Il 6/1 finale ne è stato la logica conseguenza. E ora, sulla strada verso la storia, c’è il baby panzer Zverev, 5 del mondo e del torneo francese; i precedenti sono 2-1 per il tedesco ma Fognini ha vinto l’ultimo negli ottavi di Montecarlo, quello che poi lo lanciò verso il successo. Incrociamo le dita o tocchiamo ferro, fa lo stesso. Intanto è uscito di scena il Carneade siciliano Caruso, 147 del mondo, che nulla ha potuto contro Sua Maestà number one, il serbo Djokovic: al campione di Belgrado è bastato un break nel primo, uno nel secondo e due nel terzo set per tenere a bada l’esuberanza atletica di Caruso, che comunque ha disputato un gran torneo e si avvicinerà ai primi 120 giocatori del mondo.

Andrea Curti