Il dopo Wimbledon ci regala una classifica ATP ben delineata nelle forze in campo. Domina incontrastato il serbo Djokovic, che ora ha oltre 4.400 punti di vantaggio sul mancino iberico Nadal, a sua volta tallonato a soli 485 punti dallo svizzero Federer.  Il bis consecutivo, oltre al cospicuo assegno, ha permesso a Djokovic di consolidare il primato in classifica per la 36a settimana consecutiva, la 260a complessiva, risultando quinto nella speciale classifica dei dominatori di tutti i tempi. Si è parlato di finale epica contro Federer e, per la durata quasi interminabile dell’incontro, ci può stare. Ma se consideriamo le rivalità tra i contendenti, i personaggi e i non personaggi, il buonismo tra di loro, l’eccessiva sportività, le dichiarazioni di stima reciproca e compagnia cantante, francamente le sfide tra Borg e McEnroe, tra Connors e McEnroe, tra Lendl e McEnroe, giusto per citarne alcune e senza far dietrologia, sono altra cosa, sono state quelle sfide a restituirci il sale del tennis, o il pepe se volete, dove non esiste solo il gesto tecnico ma anche la cattiveria agonistica, il non voler perdere a tutti i costi, gli stati d’animo in subbuglio, il dito indice puntato contro l’avversario. Per noi le emozioni vanno al di là della partita. In ogni caso, dietro i “FabThree”, che ricordiamo hanno rispettivamente 32, 33 e 37 anni, il vuoto, come se stessero in fuga solitaria in una ipotetica corsa ciclistica. Così il 25enne austriaco Thiem, quarto, ha quasi un terzo dei punti di Djokovic e quasi la metà di Nadal e Federer, così come il 22enne teutonico Zverev e il ventenne greco Tsitsipas. Solo il giapponese Nishikori, che ha già 29 anni, ha accorciato le distanze dalla nouvelle vague del tennis mondiale. La bella notizia è la nona posizione di Fabio Fognini, al suo best ranking, e l’Itallia ritrova un top-ten a 41 anni di distanza da Barazzutti (agosto 1978) che peraltro lo segue anche come coach nei tornei. Certo, i ridicoli svarioni comportamentali nei quali ogni tanto cade, tendono ad offuscarne le qualità tecniche, da tutti riconosciute di altissimo livello. La sconfitta contro il mediocre Sandgren è stata scellerata, ora a Fognini si chiede un US Open sontuoso per cancellare la macchia (o le macchie).  Scorrendo la classifica, Berrettini nonostante gli ottavi di finale, resta alla piazza numero 20 così come Cecchinato al 40; quest’utimo però è atteso da un’altra cambiale in scadenza, quel torneo di Umago che lo vide trionfatore nel 2018. Dopo, altri due tornei sulla terra e poi tutta la stagione sul cemento nord-americano dove lo scorso anno raccolse praticamente nulla; non fare punti nei prossimi due mesi sarebbe una sciagura. Sonego invece dopo il successo di Antalja, a Wimbledon ha perso subito così è scivolato al numero 51, ma il ragazzo torinese ha ampi margini di miglioramento, specie sulla gestione della partita. Seppi è stabile al 75, Fabbiano al 92 mentre subito fuori dalla top 100 troviamo l’ascolano Travaglia (105), Paolino Lorenzi (114) e quel Salvatore Caruso che bene ha fatto a Parigi e Londra (125) e per il quale ci aspettiamo l’entrata costante nei tabelloni degli Slam.

Andrea Curti