di CRISTIANO SACCHI 

Correva l’anno 1967, quando scocca la scintilla dei Ten Years After: i quattro ragazzi di Nottingham, ancora con il vecchio nome di Jaybirds, si esibiscono durante una pausa, al Marquee di Londra. Vengono subito notati dal direttore del locale John C. Gee, che decide di metterli seduta stante in cartellone due giorni dopo. Radio Londra trasmette il programma Ten Years After, dedicato alla commemorazione dell’anniversario della nascita del rock’n’roll: il 1956. Ecco che la band, visto anche l’amore per Elvis, decide di ribattezzarsi proprio così. Nascono quindi i Ten Years After, il successo li travolge da subito: suonano al National Jazz & Blues Festival accanto a nomi come Jeff Beck, Cream, Small Faces, Donovan, John Mayall, Fleetwood Mac e così via, lasciando da subito il segno davanti ad una folla di ventimila persone. Alvin Lee classe 1944, leader della band ha la musica nel sangue: la sua famiglia si nutre di musica sopratutto di jazz. Dall’adolescenza in poi, Alvin si vota anima e corpo al rock’n’roll, anche se il suo maestro lo spingerà verso uno stile decisamente più jazz. Milita in varie formazioni, con cui si conquista una certa notorietà nell’area di Nottingham e Mansfield, suonando anche allo Star Club di Amburgo. Si prosegue così fino al ’64, quando decide finalmente di fare sul serio, e dopo aver conosciuto il batterista Ric Lee, nascono i Jaybirds. Dal ’66 al ’67, si unisce a loro anche il tastierista Chick Churcill. Arrivano così, ben presto a Londra, e durante una pausa fuori orario salgono sul palco del Marquee: “Quello è stato il nostro giorno fortunato”, ha raccontato poi Alvin. Sempre al Marquee, incontrano anche il produttore Mike Vernon, con cui firmeranno un contratto per la Deram. Da lì, al primo disco d’esordio, il passo è breve. Chicago blues, psichedelia, rock’n’roll, progressive jazz. Nel ’67 i Ten Years After sfornano l’album più originale del momento, in cui il leader mostra tutto il suo talento di chitarrista iperveloce e geniale. Mike Vernon, li porta in studio e lascia loro la massima libertà. Il 27 ottobre 1967, esce appunto il loro disco omonimo Ten Years After, un repertorio tra brani classici e originali. Pubblico e critica ne rimangono affascinati. Il disco si apre con un arrembante rock/blues scritto da Paul Jones, frontman dei Manfred Man, si prosegue con I Can’t Keep From Crying Sometimes, brano dalle venature psichedeliche un’ pò orientaleggianti, che permette al leader di mostrare tutto il suo talento alla chitarra con dei fraseggi in ottave alla Wes Montgomery. Adventures Of A Young Organ è un brano lezioso, quasi un intermezzo giocoso creato da Alvin per duettare con l’Hammond di Chick Churcill. Spoonful, un grande classico scritto da Willie Dixon è impreziosito da un grande assolo del chitarrista: sempre tirato e denso di note, Losing The Dogs chiude il lato A con un rock’n’roll che riporta l’atmosfera dell’album ad un tono più solare e spensierato. Il lato B si apre con Feel It For Me, blues acido sullo stile dei Cream di Clapton, la chitarra è tagliente come carta vetrata, si prosegue con Love Until I Die, con quel riff iniziale, ispirato forse troppo a Crossroads Blues di Robert Johnson. Don’t Want You Woman, è un superlativo blues/country acustico ispirato a Big Bill Broonzy. Il disco si chiude con uno slow blues di circa dieci minuti, Help Me, dove Alvin Lee lascia andare la mano, riempendo la tavolozza del tessuto armonico di note, a tratti superveloci e a tratti sussurrate e cariche di sustain. Velocità, bravura e costante inventiva che rendono sempre tutto imprevedibile, questo sono i Ten Years After.