di DANIELE POTO

 

La situazione della politica italiana- per dirla con il titolo parafrasato di un libro “è disperata ma non seria”. La prospettiva più concreta è quella dell’alleanza Movimento 5 Stelle-Pd, ripudiata dalle parti ripetutamente nella storia degli incontri istituzionali, da Bersani in avanti, passando per Renzi. Nel gioco capovolto delle parti è curioso che ora sia proprio il leader deposto Renzi a farsi agit prop di questa unione impura e facendosi forte solo del proprio tornaconto personale. Infatti Renzi non ha alcun interesse ad andare alle urne ad ottobre perché avrebbe due mesi scarsi per fondare il proprio partito, delineato sotto traccia con il nome di “Azione Civile” (definizione scippata ad Ingroia che promette cause). Invece al momento può contare davvero tanto detenendo la maggioranza nei gruppi parlamentari. Sarà per questo che Zingaretti, leggermente più a sinistra di lui, gli si è messo di storto, creando artificiali motivi di contrasto. Ci sono tre partiti la cui esistenza in vita, la cui esplosione elettorale o il proprio definitivo ridimensionamento dipendono proprio dal gioco delle alleanze. Come si intuisce il momento è estremamente delicato anche perché il boom della Lega nei sondaggi (il fatidico 40% dei consensi) potrebbe seguire il trend renziano e bruscamente collassare. Quella che si potrebbe formare o riformare sarà comunque una maggioranza poco solida in cui un partitino come Leu potrebbe avere una funziona fondamentale per scavallare il 50% di un’accettabile maggioranza parlamentare. Tra tanta irrequietezza si omologa al momento lo stesso presidente della Repubblica Mattarella che mette fretta alle parti. E perché mai? Al risultato elettorale del 4 marzo 2018 seguì solo a inizio di giugno la costituzione del Governo. Dunque perché mai ora un accordo (che non sarà un Contratto di Governo) dovrebbe essere stabilito in pochi giorni. C’è da dire che la tanto temuta reazione dei mercati non c’è stata. Le crisi italiane sono talmente all’ordine del giorno (dal dopoguerra in avanti si procede al ritmo di un governo all’anno) che nessuno si è spaventato per l’ennesimo blackout istituzionale.