Archiviato il mondiale di basket con la prevedibile grande delusione italiana. Temperata dal piazzamento finale (decimo posto), non troppo lontano dal settimo della teorica corazzata Stati Uniti). Vi spieghiamo in sintetici otto punti le concause del fallimento:

  1. La rinuncia evitabile a Melli, l’unico lungo esperto di livello internazionale. Il citì Sacchetti si è barcamenato con Bilgha, un quasi trentenne di due metri scarsi;
  2. Come sottolineato da Basile la scarsa leadership delle punte Belinelli, Gallinari e Datome e che non sono protagonisti assoluti nei propri club e non hanno mai preso per mano la squadra; 
  3. L’età elevata della squadra, vicina ai trenta anni. La mancanza di freschezza si è vista nei finali di partita;
  4. L’assoluta incompatibilità di Luca Vitali a un minimo standard di livello internazionale. Possiamo vantarci del 56-52 sulla Spagna, poi campione del mondo, a quattro minuti dalla fine. Ma alla fine i disastri del 15-4 del parziale iberico sono in buona parte suoi e dell’inconsistenza difensiva di Della Valle, un’autentica carta velina;
  5. La distanza di rendimento dei migliori quattro (aggiungiamo Gentile) dal resto della squadra;
  6. La strana rinuncia ai due soli giocatori emergenti del magro parco italico: Moraschini (miglior azzurro nel campionato) e Tonut, uno dei pochi validi nell’uno contro uno; 
  7. I ritardi nella naturalizzazione di Divincenzo, l’uomo del possibile salto di qualità;
  8. Il declino di Brooks. Una costante: tutti i naturalizzati in maglia azzurra rendono di meno che nel club.
  9. E il futuro si annuncia peggiore del presente. Le star azzurre avranno forza e voglia di cimentarsi nel preolimpico? Parlando di ricambi il presidente Petrucci si è dovuto aggrappare al miraggio dell’avvento di Spagnolo, un sedicenne che gioca in Spagna e che per ora è solo un prospetto di giocatore. Intanto Polonia e repubblica Ceka ci hanno superato rendendo risibile la critica di Belinelli che giudicava inadeguato il rango n. 11 attribuitoci nel ranking mondiale. 

DANIELE POTO