Quando in febbraio Cecchinato, ex numero 16 del mondo e 1 d’Italia, era stato fatto fuori dalla Davis perché si giocava sull’erba indiana, e Capitan Barazzutti (assente Fognini) si era rivolto all’esperto Seppi e all’esordiente Berrettini, nessuno aveva fiatato, perché la superficie non si confaceva alle caratteristiche del siciliano. Ora che in novembre inoltrato si gioca indoor a Madrid, invece, Barazzutti ha optato per lo spento e acciaccato Fognini, che non ottiene risultati al coperto da tempo; evidentemente in questo caso le gerarchie valgono più di ogni altra cosa. Anche della forma fisica, perché a seguire tale linea dovrebbe giocare addirittura il giovane Sinner, ma tutto questo coraggio Barazzutti non l’ha mai avuto, figurarsi ora. Fatto sta che il cittì azzurro ha messo in campo un impresentabile Fognini, falloso e incapace di arginare gli attacchi di Pospisil, numero 140 del mondo (contro il 12 del ligure…), schierato a sorpresa al posto del più talentuoso Aliassime. Dancevic, cittì canadese, a differenza di Barazzutti, ha capito tutto, ha osato ed ha avuto ragione, perché il gioco d’attacco del nordamericano non ha dato tregua a ciò che rimane di Fognini versione fine stagione. La sconfitta del ligure in due set è una coltellata nel ventre delle gonfiate ambizioni azzurre addirittura di vittoria finale della Coppa Davis, mentre a Berrettini non si può dir nulla se non i due decisivi errori nel tie-break finale, ovvero quella volèe lunga che poteva dargli il 4-2 e l’ultimo diritto sparacchiato fuori mezzo metro sul primo e unico match point Shapovalov. Il ragazzo romano ha lottato per quasi tre ore ed ha trovato un avversario più che agguerrito, un avversario vero, tosto. Nel tennis si può vincere come si può perdere, Berrettini ha dato tutto ed è stato per due volte a due punti dal match.L’impressione è che sia lui il leader della Nazionale, altro che Fognini.

Andrea Curti