Il preoccupante sviluppo delle derive neurodegenerative nell’ultimo lavoro di Daniele Poto

 

Quante persone sono colpite in Italia da una malattia neurodegenerativa? E, soprattutto quante famiglie, hanno nel proprio nucleo un malato da assistere e da proteggere? Grandi numeri espressi in milioni per il Parkinson, l’Alzheimer e, in misura ridotta, per la rara malattia di Huntington il cui universo clinico è riassunto in 5.000-6000 casi. “Una vita al cinquanta per cento” di Daniele Poto (Ensemble editore, 164 pagine, 14 euro) è un romanzo memoir tratto da una storia vera in cui una donna, il cui ceppo familiare è stato duramente colpito dalla malattia, attende la rivelazione dei primi sintomi dopo essersi vista diagnosticare la positività venti anni prima. E deve affrontare un problema in più perché non ha rivelato ai figlio ventenne la propria condizione. Oltretutto il ragazzo è all’oscuro dei rischi che corre perché non ha effettuato il test. Come reagirà alla rivelazione, cosa rimprovererà alla madre? In questo teso orizzonte psicologico sullo sfondo lo stato della sanità italiana, un colosso da 115 miliardi che ha mostrato di avere i piedi d’argilla negli ultimi tempi: conseguenza degli scandali e dello spending review che fa si che la cifra stanziata per i fabbisogni sanitari degli italiani tenda a rivelarsi insufficiente. Le industrie farmaceutiche, come un po’ tutta l’imprenditoria italiana, dissipa un 20% per appalti truccati e mazzette invece di destinare questa significativa percentuale alla ricerca. E così queste malattie non hanno trovato un fondato rimedio. La più importante ricercatrice dell’Huntington in Italia è la senatrice Elena Cattaneo.  Una parte dei ricavati del libro sarà destinata alle associazioni che si occupano della ricerca in materia nel tentativo di contribuire, sia pure in piccola parte, a una precisa individuazione delle cause di una manifestazione sempre più diffusa del male.

 

B.C.