Dopo aver copiato dal rugby il (o la) Var, cioè la moviola in campo solo per i casi più eclatanti, il calcio pare apprestarsi a prendere dal tennis la richiesta del “challenge”, cioè la possibilità (tre per set) di usare la tecnologia per vedere se la pallina è finita entro il campo di gioco oppure fuori. Traslato al calcio significa richiedere che l’arbitro riveda l’episodio incriminato che lui stesso avrebbe lasciato “impunito”. Con una nota sul sito ufficiale, la Federcalcio ha comunicato di “aver interpretato le richieste pervenute nelle ultime settimane da numerose società di Serie A ed ha anticipato informalmente alla Fifa la propria disponibilità a sperimentare l’utilizzo del challenge (la chiamata all’on field review da parte delle squadre), nei tempi e nei modi che l’Ifab eventualmente stabilirà”. Nel comunicato si legge anche la Figc “è convinta che, continuando il percorso già intrapreso, si possa portare il calcio in una dimensione sempre più vicina ai milioni di appassionati, senza intaccare l’autorevolezza dell’arbitro bensì fornendogli strumenti concreti di ausilio. Il presidente Gabriele Gravina, inoltre, ha condiviso con il designatore della Can A Nicola Rizzoli l’esigenza, già trasferita ai direttori di gara, di intensificare il ricorso all’on field review nei casi controversi che rientrano nell’ambito del protocollo internazionale. Ciò al fine di non alimentare polemiche strumentali che intacchino l’immagine del nostro campionato, che si appresta ad entrare nella fase cruciale della stagione”. Già, la corsa a tre per lo scudetto richiede la massima attenzione; non c’è in ballo solo lo scudetto ma anche i milioni di euro che, tra diritti televisivi e altro, possono entrare nelle casse delle società.
Andrea Curti
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