In questi giorni se ne sono sentire di tutti i gusti sugli Internazionali d’Italia: la visione ottimistica dell’emergenza coronavirus parla degli Internazionali d’Italia al Foro Italico in settembre o in ottobre, altrimenti novembre o dicembre indoor a Milano o Torino, ovvero nel cuore della attuale pandemia. In ogni caso non si sa se a porte chiuse o aperte agli spettatori. “Ma il tennis non si può giocare a porte chiuse“, ha detto il guru del tennis italiano, Adriano Panatta, ai microfoni del Tg3 Lazio, il quale ha continuato: “Certo, se riparte il calcio è giusto che riparta il tennis che non è sport di contatto fisico: i circoli così potrebbero riprendere la loro attività, sia pur sempre con le dovute cautele. Tuttavia non credo che il tennis professionistico riprenda presto“. Poi, sulla ipotesi di giocare gli Internazionali d’Italia lontano dal Foro Italico, Panatta non ha dubbi: “Gli Internazionali sono soltanto a Roma, sulla terra battuta del Foro Italico, peraltro ottobre dal punto di vista climatico non è peggio di maggio. Francamente non vedo altre sedi all’infuori della Capitale“. E noi sposiamo in pieno la tesi dell’ex giocatore e cittì di Coppa Davis: ridurre Roma ad un torneo di Vienna o di Sofia qualsiasi, dove a far la differenza sarebbe solo il montepremi e non certo la cornice storica, affascinante, impareggiabile del Parco del Foro Italico, è deprimente. A volte l’importante non è organizzare  per forza un evento ma farlo bene quello sì, nella cornice giusta e nelle condizioni giuste, valorizzando il prodotto e l’indotto. Che solo Roma ha, sotto tutti i punti di vista.

Andrea Curti