di MAURO CEDRONE

 

Birmingham, 12 maggio 1948, città e data di nascita di un’autentico genio precoce. Stevie Winwood è il “fuoriclasse” in questione. L’innato talento musicale si manifesta già in adolescenza quando a quattordici anni canta e suona nello Spencer Davis Group e compone  un’it immortale come “Gimme Some Lovin”, riproposta poi nel tempo da grandi band come Queen, Grateful Dead ecc. ecc, ma soprattutto dai Blues Brothers nel 1980. Un cult inossidabile caratterizzato inequivocabilmente dall’organo Hammond di Winwood. Dunque un marchio indelebile per il giovane Stevie che a diciannove anni decide di dar vita ai Traffic abilissimi nel districarsi nel difficile traffico del Rock. E’ sempre Birmingham evidentemente a compattare la voglia e la volonta’ di bravi giovani musicisti come Jim Capaldi, Chris Wood e Dave Mason di suonare dove c’è possibilita’. Anche i Traffic come gli Spenser lasciano il segno. Il sostegno economico di Chris Blackwell proprietario dell’allora nascente Island Records diventa determinante e la band ringrazia contribuendo al successo di una delle piu’ note etichette discografiche del mondo. Per Winwood i Traffic rappresentano comunque l’anticamera della consacrazione nel mondo rock, e formare un supergruppo come i Blind Faith composto da Eric Clapton, Ginger Baker e Rick Grech appare cosa semplice. C’è spazio nell’olimpo del rock con quei tre “mostri” sacri ma la natura indomita di Winwood lo porta a vestire i panni di Capitan Walker in “Tommy” degli Who. La straordinaria esperienza rappresenta per Stevie il nastro di partenza in una nuova strada, quella della carriera solista caratterizzata dalla continua ricerca. Un percorso il suo, fatto di tappe straordinarie sin dagli anni dell’adolescenza lasciando un segno indelebile negli Spencer Davis Group, nei Traffic e nei Blind Faith per i quali scrive un capolavoro come Can’t Find, My Way Home prima di intrapredere la scintillante carriera solista.