La città veneta sta cercando di riprendersi dopo il periodo del lockdown. A
Vo’Euganeo riapre la scuola dell’infanzia, mentre l’Università ha ideato nuovi
sistemi di monitoraggio
Il Veneto è stata una delle regioni italiane più colpite dal Coronavirus e purtroppo la prima a fare i
conti con le vittime. Nel piccolo paese di Vo’ Euganeo, in provincia di Padova, è infatti deceduta la
prima persona che aveva contratto il virus. Da quel momento in poi la vita del comune che sorge
sui Colli Euganei, non è stata più la stessa: identificato come primo focolaio d’Italia ha dovuto
riorganizzarsi in tutto e per tutto.
Non solo Vo’ Euganeo ma anche l’intera città di Padova ha dovuto combattere con coraggio
contro questo nemico invisibile che intanto, anche nel resto d’Italia, cominciava a spaventare
davvero.
Dopo il periodo buio del lockdown, Padova ha cercato di ripartire con ottimismo anche se non è
stato facile, e non lo è tutt’ora. A causa della crisi provocata da questo rallentamento
dell’economia, molte piccole realtà si sono viste costrette ad abbassare le serrande per sempre e
ora il timore più grande è quello di tornare indietro.
I contagi da Coronavirus si verificano ogni giorno ma con le dovute misure di sicurezza si sta
cercando il più possibile di mantenere la situazione sotto controllo.
L’università di Padova ad esempio, ha presentato un progetto sperimentale per cui ogni 20 giorni
a partire dal 28 settembre (ovvero la data della ripresa delle lezioni in presenza), il personale
docente dovrà sottoporsi al test della saliva per il Covid. Questo test e il classico tampone sono
due modalità differenti di raccolta di materiale da analizzare, ma hanno lo stesso principio in
quanto entrambi consentono una diagnosi di tipo molecolare.
Per quanto riguarda gli studenti universitari, che a Padova sono più di 60 mila, si è pensato invece
di integrare il sistema informatico tradizionale a cui già avevano accesso per controllare lezioni e
sessioni, con un’app che permetterà di tracciare anche la singola sedia occupata dallo studente
in modo tale che se questo dovesse risultare positivo al Covid si saprebbe anche chi era vicino a
lui durante la lezione.
L’Università patavina sta quindi lavorando per mantenere tutti in sicurezza e allo stesso tempo per
cercare di tornare alla normalità. Normalità che è anche ciò che stanno cercando di ritrovare
moltissimi negozi, parrucchieri o artigiani che nei mesi scorsi hanno avuto perdite ingenti.
La città del Santo senza nome, del Caffè senza porte e del Prato senza erba sta lentamente
cercando di rialzarsi, e l’ottimismo e la tenacia dei suoi abitanti sicuramente renderanno questa
fatica meno fatica.
Pochi giorni fa a Vo’ Euganeo ha riaperto anche la scuola dell’infanzia e oltre ad essere stata una
gioia per tutti i bambini è anche stato un simbolo di speranza nei confronti del futuro.

SARA ORLANDINI