Si era appena finito di celebrare una delle nazionali più prolifiche di sempre con una
media di circa due gol e mezzo segnati a partita sotto la gestione di Mancini che gli
azzurri si sono impantanati sul doppio zero con la Polonia. Tanta ricchezza di
attaccanti per un impreventivato digiuno offensivo. Il tecnico ha fatto un meritorio
lavoro di setaccio negli ultimi mesi, chiamando giocatori impegnati all’estero,
giovani promesse, prestiti dall’Under 21, ma non sembra avere le idee chiare
sull’attaccante centrale, sull’ariete, in altre parole sul giocatore sui cui gol
dovremmo sempre poter contare come titolare fisso. Come un Lewandoski per la
Polonia, per non parlare di un Cristiano Ronaldo per il Portogallo. Ecco, noi non
l’abbiamo trovato. L’alternativa più importante sembra quella tra Belotti e
Immobile, ambedue incapaci di tradurre in nazionale le medie realizzative del
campionato. A nostro giudizio al primo manca una reale statura internazionale, al
secondo la messa a fuoco in azzurro di una corretta posizione sul campo, trattandosi
di un attaccante atipico, di movimento. Poi ci sono gli outsider, la new entry del
miracolato Caputo, a 33 anni in nazionale con tanta voglia di ripercorrere le orme di
Schillaci. Per non parlare del figliol prodigo El Shaarawy, un giocatore colpevolmente
trascurato dalla Roma e, più in generale, dal campionato italiano. Mancini ora dovrà
decidere secondo schemi tradizionali. Un titolare, un riserva, un’alternativa
importante, alle loro spalle un giovane del futuro (Kean?). Il momento degli
esperimenti sembra finito. I rimpianti per un potenziale sprecato come quello di
Balotelli sembrano acuirsi. Il pareggio con la Polonia non pregiudica il nostro ranking
e le nostre possibilità. Ma sin dalla prossima partita non sarà più possibile rimanere
nel guado pena un’altra partita senza gol. Con l’Olanda non è consigliabile rimanere
a secco, pregiudicando una classifica quasi ottimale.

DANIELE POTO