Il misfatto si è compiuto ed il responsabile è uno solo. Claudio Toti ha condotto a una lenta eutanasia la squadra di basket romana. Degna erede di quella che vinse lo scudetto, che contese la leadership alla poi declassata Mens Sana Siena, quella che, con un colpo davvero di scarso ingegno, decise di auto retrocedersi nel 2015 per poi risalire per inerzia nel massimo campionato, con quale ratio non è dato sapere. Una fine malinconica e crepuscolare. Non è un capolinea trasparente ma misterioso e pieno di interrogativi. Può una squadra di questo livello iniziare un campionato senza prestare le dovute garanzie? Dove erano Lega e Federazione quando hanno concesso a Toti di sabotare il campionato visto che le partite (vittorie e sconfitte) della squadra capitolina ora saranno azzerate? La fine era nell’aria e pietose bugia è stato il supposto interessamento di una cordata americana. Più che una bugia un pretestuoso depistaggio. Che un team di questo livello debba scomparire per una tassa non pagata di 35.000 euro appare insieme puerile e ridicolo. Toti non ci ha messo la faccia ma la coda (di paglia) semmai. Presa in giro una piazza, nel vuoto dei tifosi, una città, le istituzioni, non ultimi i giocatori a cui non sono stati pagati gli stiupndi ed ora emigreranno per più succosi lidi. Hunt tra gli stranieri; Baldasso e Cervi tra gli italiani pregiati. Si spegne un altro sport di vertice dopo la pallavolo. Roma terrà bruciata per lo sport competitivo. E sono pallide falene le eredi che militano nel secondo campionato ma con nessuna speranze ed ambizioni per una ascesa al vertice. La Virtus teoricamente dovrebbe ripartire dal campionato di Promozione, il gradino più basso della piramide ma solo pagando una penale di 600.000 euro. Come dire, viste le ristrettezze del gruppo Toti, che l’avventura finisce mestamente qui. E comunque il prezzo pagato dal basket italiano in termini di immagine è infinitamente più alto. Potete immaginare un Partizan o una Stella Rossa Belgrado che mollino i pappafichi in questa maniera?
DANIELE POTO
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