Il Coni ha vinto una battaglia ma non la guerra definitiva schivando un
pericolo che non era così grande come dipinto dall’abile presidente
Malagò. Non c’è nessun ostacolo CIO per una partecipazione eventualmente
dimezzata della spedizione azzurra ai Giochi di Tokyo 2020-2021. Ben
difficilmente la squadra azzurra sarebbe stata trattata alla stregua di
una Bielorussia per il mancato rispetto dei protocolli. In altre parole,
strategicamente e opportunisticamente, il diavolo è stato dipinto a
tinte più fosche di quelle reali. A favore di establishment, cioè di un
possibile terzo mandato di Malagò e della prolungata gestione di
presidenti di federazione che risultano dei vari e propri padroni della
propria disciplina. Appiedato il Ministro dello sport Spatafora che con
questi chiari di luna rischia di fare la parte del capro espiatorio in
un processo di espropriazione delle prerogative del CONI che è
cominciato ben prima, sotto l’egida di Walter Veltroni e della sua
“delfina” Giovanna Melandri. Se non si fosse già da tempo intuito i
problemi dell’Italia e del suo sport sono ben altri e sembra persino un
po’ puerile questa disputa e l’attuale sublimazione di fronte a ben
altri interrogativi. Nel merito l’Italia riacquista piena titolarietà
per i Giochi ma l’Olimpiade giapponese è più che mai in forse nei giorni
in cui la Florida affaccia l’ipotesi di un a candidatura alternative
d’emergenza. Sta nel gioco delle parti che si sostenga che è tutto in
regola e tutto funzionerà a meraviglia ma l’incognita sanitaria è una
minaccia dietro l’angolo e la previsionalità vive alla giornata con
l’enorme insormontabile problema di ospitare migliaia di atleti,
provenienti da continenti diversi, altrettante minacce di contagio di
massa, più che garanti di un’immunità di gregge. Più che sciogliere le
riserve bisognerà monitorare la situazione giorno per giorno in attesa
di definire il giorno zero in cui bisognerà prendere una decisione
irrevocabile. Intanto si procede con fatalismo e come se nulla fosse con
tornei di qualificazione olimpica che rischiano di rivelarsi inutili.

DANIELE POTO