“Spero di fare qualche partita a Doha”, aveva messo le mani avanti il campione svizzero, forte del fatto che alla soglia dei 40 anni (il prossimo 8 agosto) e con i postumi della operazione in artroscopia al ginocchio destro, tornare in campo dopo 13 mesi non era affatto semplice. Per una persona normale, per un giocatore normale. Ma Roger Federer non è un giocatore normale, lo sanno tutti ormai. Lo sanno le statistiche, che lo incoronano mister 20 Slam. Lo sanno gli appassionati, divisi tra il suo stile tennistico e quello più arrotino di Nadal, con il numero 1 Djokovic alle calcagna. Lo sanno gli avversari tanto che Thiem è in tribuna a rubare con gli occhi le giocate del Maestro. Per il circuito è un sollazzo rivedere in campo uno come Federer. La frustrazione di Evans quando Federer ha chiuso il tie-break del primo set con un missile incrociato di rovescio, perfetto nel timing, nella potenza, nella precisione, bellissimo nella tecnica di preparazione, è palpabile anche dai freddi schermi televisivi. Federer è tornato da Re ed ha vinto un match molto duro, reggendo due ore e ventiquattro minuti contro uno come Evans che gioca molto bene sul veloce, come dimostra la vittoria del britannico ad inizio 2021 in Australia al Murray River Open senza neppure perdere un set. Insomma peggior avversario non poteva esserci per Sua Maestà e invece, nei momenti topici del match, si è rivisto il campione che conosciamo. Certo, nella seconda frazione di gioco, col passare dei minuti Federer ha perso un po’ il timing con la pallina, anche fisicamente è risultato in ritardo rispetto alle traiettorie velenose che il tennista di Birmingham confezionava, finendo per collezionare una serie di errori non forzati dettati proprio dalla mancanza di partite vere. E di avversari veri, come lo è Evans, 28 del mondo. Così lo svizzero ha ceduto il servizio al quarto gioco del secondo set, inanellando tre erroracci di seguito nonostante il vantaggio di 40-30. I punti conclusivi degli altri games sono un susseguirsi di regali di Federer: 4-1 Evans con un diritto incrociato in corridoio dello svizzero; 5-2 Evans, stecca di rovescio di Federer; 6/3, altro rovescio slice lungo di King Roger. Si va al terzo set e Federer dà l’impressione di non volere più scambiare da fondo, cercando accelerazioni nel palleggio e prendendo più spesso la via della rete a lui tanto congeniale. Accorciare la partita è sembrato l’imperativo, forse per comprensibile mancanza di benzina. Passati indenne i primi due turni di servizio, nel settimo gioco Federer ha dovuto fronteggiare due palle-break che ha annullato con caparbietà. Nel game successivo lo svizzero si è trovato avanti 15-30 sul servizio del britannico grazie ad un ricamo con la volée alta di rovescio, poi però Evans ha preso coraggio e con uno schiaffo al volo di diritto e un passante al bacio di rovescio ha pareggiato il conto. Federer ha tenuto il servizio del nono gioco in scioltezza ed è arrivato il primo match point nel decimo game, annullato da un Evans che non ha regalato nulla allo svizzero. E’ la determinazione di Federer a fare la differenza: undicesimo game in saccoccia e due rovesci terrificanti nel primo match-point, il primo come approccio che ha costretto Evans a raccogliere miracolosamente la pallina da un rimbalzo bassissimo della stessa, e il secondo è uno dei suoi colpi più belli, il rovescio lungolinea vincente, che ha posto la parola fine alla contesa, restituendo al tennis giocato il suo Re dopo 1 anno, 1 mese e 11 giorni di lontananza.

Andrea Curti