DANIELE POTO

La forza del post femminismo, del Mee too e l’ondata recente di femminicidi spinge
la componente femminile a recuperare spazi mai concessi dall’uomo. Nella politica,
come nello sport. Recente e discusso il caso della pallavolista licenziata perché
incinta. Il problema è che non sono conquiste spontanee ma spesso frutto di
concessioni e compromessi. Come si fa a parlare di svolta epocale per la prima
elezioni a presidente di un dirigente, unica donna in un consesso di 41 colleghi se lo
sport è lo squash, ovvero l’ultimo della piramide? Ma c’è una donna anche alla
casella “sottosegretario dello sport”, certo non una delle prime decisioni del
Governo Draghi che aveva inizialmente avocato a se il Ministero. Ma fa già discutere
ed è sotto contestazione la nomina di Valentina Vezzali, adamantina figura di
sportiva ma molto più opinabile come donna politica visto che ha cambiato partito,
è rimasta celebre per l’assenteismo cronico dal Parlamento e per aver pronunciato
con sicurezza una frase di dubbio gusto (“presidente Berlusconi, da lei mi lascerei
toccare volentieri!”). Quali sono le competenze della Vezzali per scalare la carica?
Diremo soprattutto i suoi meriti sportivi e non altro, tanto da far rivalutare
Spadafora, un altro che non brillava per curriculum specifico. Non sarà rimasto
contrariato per l’insediamento il presidente del Coni Malagò che pure avrebbe
scelto come migliore interlocutore un'altra atleta della scherma Diana Bianchedi,
bloccata da un evidente conflitto di interesse. La Vezzali promette di essere più
malleabile del politico dei Cinque Stelle. Intanto si scatena la contestazione perché
la Vezzali non è amata nel suo stesso ambiente della scherma. Chiedere conto a
Trillini e Di Francisca. In pedana non ha brillato per fair play, esibendo arroganza e
atteggiamenti da super-donna. Dunque il suo inserimento avviene già nel segno di
giustificate polemiche.