Nove anni dopo Seppi e a 71 giorni dall’infortunio contro Khachanov in Australia, il romano Berrettini si aggiudica il 250 serbo di Belgrado alla fine di un match interminabile contro l’altro russo, l’immortale o quasi Karatsev, piegato 7/6 al terzo dopo due ore e mezza di una lotta agonistica e fisica estenuante. La cronaca del match. Parte a razzo Berrettini che nel quarto gioco della prima frazione, breakka il suo avversario conquistando quattro punti consecutivi da 0-30. Altro break al sesto game e 6/1 facile facile sotto il sole di Belgrado. Troppo facile. Perché Karatsev è un highlander, un combattente che non molla mai. E comincia a tessere la sua tela di palleggi e accelerazioni pazzesche. Così Berrettini, che sino ad allora aveva concesso solo 6 punti in 4 turni di battuta, alla prima occasione si fa breakkare, complice un passante basso del russo su cui il tennista romano è in netto ritardo sotto rete. Bella la stop-volley con cui Karatsev si issa 4-1, Berrettini nel frattempo salva una palla dell’1-5 e, nel settimo game, non riesce a controbreakkare l’avversario nonostante due opportunità. Il russo non perdona e remando da fondo ottiene il 6/3 che vuol dire un set pari. Nella terza e decisiva frazione, Berrettini prima spreca la chance di sorpasso nel secondo gioco poi è Karatsev ad avere un passaggio a vuoto, ovvero doppio fallo che consegna il 3-1 all’azzurro. Finita? Macché. Immediato controbreak del russo che riprende a rispondere alla grande e fulmina Berrettini con un rovescio incrociato da favola. E sul proprio servizio, Karatsev fa 3 pari con un altro rovescio lungolinea vincente mentre scocca un’ora e tre quarti di gara. Berrettini accetta lo scambio da fondo campo, usa il back di rovescio come unica variazione ma sostanzialmente è troppo lontano dalla linea di fondo per operare, sul 4-3, il possibile break. Sul proprio servizio però Berrettini va forte e si aggiudica a zero il 5-4. La pressione è tutta sul russo che va a servire per salvare il match. Sul 15-30, il russo gestisce alla grande una situazione sfavorevole e con tre punti di seguito si porta sul 5 pari. Ogni punto diventa sofferenza per l’azzurro, con il russo che è ovunque, nella risposta come nello scambio. Il match si fa atleticamente sempre più duro, Berrettini perde un solo quindici nell’undicesimo gioco e Karatsev va ancora a servire per rimanere in partita. Va 40-15 il russo, poi Berrettini infila quattro punti consecutivi che vogliono dire match-point ma l’azzurro non tiene in campo la risposta di rovescio. E’ il game più lungo dell’incontro, e le numerose righe prese da Karatsev portano i due contendenti al tie-break finale e decisivo. Karatsev, vivaddio, commette un errore di rovescio nel secondo punto, poi Berrettini smasha e vola 3-0, che diventa 4-0, 5-0 (chop di diritto sbagliato da Karatsev), 6-0 grazie al crollo del russo. Che ha dato tutto ma a vincere, con pieno merito, dopo la sventagliata di rovescio fuori di due metri, è il tennista romano. Che abbraccia il suo entourage: è una liberazione nella Liberazione. E’ il quarto titolo in carriera per un Berrettini ritrovato, che ha imparato a giocare il rovescio tagliato pur destando qualche perplessità circa la posizione troppo distante dalla linea di fondo. E’ comunque un segnale importante: non esiste solo Sinner. Berrettini c’è.

Andrea Curti