Questi US Open in piena pandemia, che ci apprestiamo a vivere, presentano inevitabilmente un bivio per il numero uno del mondo, il serbo Djokovic: o la strada della gloria eterna con la vittoria del Grande Slam (che tra gli uomini manca da più di 50 anni) oppure l’inevitabile viale del tramonto per l’ultimo dei Fab Four (gli altri sono Nadal, Federer e Murray) e dunque il definitivo passaggio di testimone alla nuova generazione tennistica. Certo è che Djokovic, accortosi di aver tirato troppo la corda, ha riposato un po’ per presentarsi più carico in vista delle battaglie che lo attendono a Flushing Meadows. Nella sua parte di tabellone infatti troverà quel Zverev che gli ha negato l’oro olimpico e che non ha mollato nonostante il tedesco fosse sotto un set e un break nella semifinale di Tokyo. I tre set su cinque che caratterizzano gli Slam e la sua veneranda età potrebbero giocare anche non in favore del serbo il quale dovrà vedersi anche dall’armata rossa nella parte bassa del tabellone, rappresentata dal numero 2 del mondo Medvedev e dal suo connazionale Rublev. E poi c’è sempre il dio greco Tsitsipas e altri outsider, tra cui, perché no, inserire il prode Berrettini, che sui campi newyorkesi ha già raggiunto la storica semifinale nel 2019. Proprio il tennista romano, forte del numero 8 al mondo, guida la pattuglia azzurra (14 in tutto,  10 maschi e 4 donne) che tra gli uomini presenta addirittura quattro teste di serie, un cliché che sta diventando motivo di orgoglio per tutto il movimento italiano. Berrettini se la vedrà al primo turno col francese Chardy, 69, che sul veloce tira molto forte e non è il massimo della simpatia. Entrambi sono al secondo torneo sul cemento americano ma la finale raggiunta a Wimbledon da Berrettini la dice lunga su chi è il favorito. Da tenere d’occhio anche il ventenne Sinner, 16 del mondo e 13 del seeding, che ha pescato la wild card australiana Purcell, 205, dall’azzurro già battuto agli Australian Open 2020. Il successo a Washington, oltre alla finale di Indian Wells, ci dà la dimensione del valore di Sinner sul cemento outdoor. Sarebbe anche interessante vedere un derby di secondo turno tra Cecchinato e appunto Sinner; il Ceck è stato fortunato avendo pescato il baby diciottenne americano Svayda, 713 in classifica, frequentante i torneini ITF, e forse è la volta buona per il palermitano di passare il primo step allo Slam yankee, cosa mai accaduta nella sua onorevole carriera. Mentre Spengo, ventesima testa di serie, aspetta un qualificato, il numero 28 del torneo, il ligure Fognini, giocherà contro l’ostico canadese Pospisil, cn cui ha perso tre volte su quattro per via del gioco aggressivo e sottorete del nordamericano, che ben si confà alle superfici veloci. Ci si aspetta qualcosa di più dal carrarese Musetti, 58, che nel remake della finale juniores dell’Australian Open 2019, si ritrova di fronte l’amico americano Nava, 382, ovviamente in tabellone con una wild card. Dopo il grande Roland Garros Musetti ha collezionato il diploma e cinque primi turni, e una dichiarazione di negatività del periodo sportivo e di vita in generale che francamente non si addice ad un quasi ventenne. Questa è l’occasione giusta per riprendere il volo. Match più difficile per gli altri azzurri. Il ligure Mager, 70, affronta l’aussie Thompson, 59, ben più avvezzo alle superfici rapide. L’eterno Seppi, 88 del ranking e al suo diciottesimo US Open, incrocia il magiaro Fucsovics, 42, palleggiatore rapido e costante. L’ascolano Travaglia, 100, in un periodo non felice, se la vedrà col francese Moutet, 87, mentre il siciliano Caruso, sceso al 113, ha pescato il giapponese Nishikori, ora 55 ma con un passato da 4 del mondo e soprattutto finalista agli US Open 2014 e semifinalista nel 2016 e 2018. Abbiamo anche quattro rappresentanti nel femminile, a partire dalla marchigiana Giorgi, reduce dal trionfo di Montreal. Per lei subito un bel banco di prova, l’ex numero 1 Halep, da poco rientrata dall’infortunio al polpaccio che l’ha tenuta fuori circa tre mesi. Per la Giorgi, ora 36, l’occasione è ghiotta per andare avanti. Lo è anche per la toscana Paolini, 98, che incrocia la kazaka Shvedova, 449 e in gara con il ranking protetto, e anche per la fiorentina Trevisan, 105, che gioca contro l’ex promessa del tennis americana, quella Coco Vandeweghe scesa al 160 nonostante buoni mezzi tecnici. Chiude il cerchio la veterana Errani, alla sua undicesima presenza nello Slam newyorkese; per la bolognese, numero 112, match complicato contro la russa Alexandrova, 34 del ranking WTA.

Andrea Curti