Non tutti riescono in un anno ad arrivare tre volte su quattro ai quarti di finale di uno Slam, anzi in Italia non era mai accaduto; così Thor Berrettini, il martello del nuovo Salario, è il primo italiano della storia ad essersi issato così in alto (per la cronaca, record pre-Tour è di Pietrangeli con 10, nel Tour di Adriano Panatta con 6). Il problema però che ogni sogno di gloria è stato infranto sempre dallo stesso contendente, ovvero dal numero uno del mondo, il serbo Djokovic, che gioca per la Gloria Eterna del Grande Slam, mancante negli Albi tennistici dal lontano 1969 con Laver. Negli scontri diretti siamo 3-0 per Djokovic ma tanto a Parigi quanto a Londra il tennista romano ha dimostrato che la differenza c’è non in termini di potenza e di gioco bensì in termini di mentalità, di approccio ai punti importanti del match, durante i quali da Djokovic ha preso sempre una bella lezione. Djokovic, per la gioia non solo di Berrettini, prima o poi getterà la spugna a conclusione di una Era favolosa,e allora lì dovrà intrufolarsi Berrettini. Con una prerogativa però, fondamentale per puntare almeno alla top-3: battere con continuità i giocatori che gli sono davanti in classifica. Berrettini infatti sinora è risultato implacabile con i tennisti di rango inferiore, ma con ad esempio Zverev (1-3 negli scontri diretti), Tsitsipas (0-2), Medvedev (0-2), Nadal (0-1) sembra ancora mancare qualcosa. Il rovescio? L’abitudine ai grandi match? Il futuro è dalla sua parte per limare il suo tennis tecnicamente non eccelso ma di grande potenza, come impone il cliché del giocatore moderno. Intanto godiamoci anche la sua sportività. Negli ottavi Berrettini ha applaudito con un gesto eloquente il suo avversario, il qualificato tedesco Otte (giustiziere di Sonego e Seppi)  chiedendo al pubblico sugli spalti di fare la stessa cosa. E’ stato un riconoscimento di stima per Otte che aveva preferito continuare il match nonostante l’infortunio che avrebbe potuto indurlo al ritiro. E sui social è partito il virale “Batti Djokovic!”. Non sarà facile, tutt’altro, per entrambi. Perché se il serbo vuole il Grande Slam dovrà passare per le Forche Caudine di Berrettini prima, e di Zverev (che lo ha battuto alle Olimpiadi) e presumibilmente Medvedev poi. Gli Us Open da leggenda entrano nel vivo.

Andrea Curti