Solo tre settimane fa era numero 338 del mondo, bella, sexy, ma una modesta giocatrice. Poi l’esplosione inattesa, ma non per questa meno suggestiva. Emma Raducanu, figlia della globalizzazione (nata a Toronto, Canada) da padre romeno e da mamma cinese, e da 16 anni in Inghilterra, fa sognare tutto il Regno Unito che aspetta il Messia tennistico in gonnella dal lontano 1977, quando Virginia Wade vinse Wimbledon. La sua escalation è partita proprio dai prati londinesi dove ha raggiunto gli ottavi, poi la finale sul cemento di Charleston (sconfitta dalla Tauson) e un incredibile 8 su 8 a Flushing Meadows; partendo dalle qualificazioni, dove risultava numero 150 dopo gli exploit precedenti, la sfrontatezza dei suoi diciotto anni hanno issato la ragazza sino alle semifinali dello Slam americano senza perdere neppure un set, ossia ha vinto 16 set su 16, risultando la più giovane britannica nell’Era Open a raggiungere le prime quattro di un torneo del Grande Slam. Ora sfida la greca Sakkari per un posto in finale. La Sakkari ha un fisico non propriamente femminile, colpi robusti e muscolosi quasi da boxer, ma l’inglesina ha dimostrato di saper tirare tutti i colpi. Per certi versi ci ricorda molto l’americana Mary Joe Fernandez degli anni 90, ex numero 4 del mondo anche medagliata olimpica; intanto la Raducanu entrerà abbondantemente nelle prime cento giocatrici, ma se il buon giorno si vede dal mattino…

Andrea Curti