Per la prima volta nella storia, l’Italia del tennis si presenta da questa settimana con due giocatori tra i primi dieci del mondo. C’è la conferma del romano Berrettini, numero 7 a soli 382 punti dal russo Rublev, non in grande forma fisica causa torcicollo e per questo ritiratosi dall’ultimo Masters 1000 di stagione, quello di Parigi Bercy, anche in previsione delle Finals e della Coppa Davis di fine novembre. La novità è rappresentata dal ventenne altoatesino Sinner il quale, grazie alla semifinale raggiunta nel 500 di Vienna, ha raggiunto la nona posizione mondiale, meglio di lui solo i mostri sacri Nadal, Djokovic e Murray. Però la sconfitta nella capitale austriaca contro lo yankee Tiafoe, che gli indietro in tutto (in classifica, nel rendimento, nella potenza, nella tecnica e chi più ne ha, ne metta), è un campanello d’allarme in termini di personalità. Tiafoe, è vero ha fatto lo smargiasso, il fighetto, sparandogli addosso anche un paio di palle, però fa parte del gioco. Il “politicamente corretto” al quale questa generazione di tennisti è abituata con i vari Nadal, Federer, Djokovic, tutti amici all’insegna del “volemose bene”, è quasi stucchevole in certe situazioni, quando ad esempio si sta sotto un set e un break in una semifinale importante. Si fa di necessità virtù in un vicolo cieco, il che non significa giustificare Tiafoe ma comprenderlo, visto che aveva le spalle al muro e la sconfitta in tasca; l’ha buttata “in caciara” l’americano, giocando l’unica mezza chance che aveva di ribaltare un match già perso. E Sinner è caduto in trappola, si è fatto caratterialmente sopraffare, non ha mai protestato quando Tiafoe restava a terra per lungo tempo dopo un punto insperato. Era lì che l’azzurro avrebbe dovuto far capire all’avversario che non si faceva intimidire, magari mettendosi subito al servizio senza aspettarlo. Nel suo processo di crescita non tecnica ma emotiva e caratteriale, questa batosta contro Tiafoe deve andare ad arricchire il bagaglio di esperienza: una volta può accadere, due no. Intanto, per colpa di quei punti preziosi gettati al vento, la strada per le Finals di Torino sono in salita, a meno che Sinner non faccia un grande torneo a Parigi indoor: attende, l’altoatesino, il vincente tra il francese Humbert e il baby spagnolo Alcaraz, entrambi un bel banco di prova per le ambizioni del tennista italiano.
Andrea Curti
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