Finita la sbornia torinese delle ATP Finals, che in campo hanno avuto il sapore più della esibizione che non della competizione vera, tanti i ritiri in corsa (due, Tsitsipas e Berrettini), le defezioni ai nastri di partenza (Nadal, Thiem, Auger-Aliassime) e la sufficienza con cui si è affrontata qualche gara (vedi Medvedev contro Sinner o Rublev contro Ruud), adesso si può parlare di tennis vero, della Coppa Davis. Attenzione, la nuova formula due singolari e un doppio sulla lunghezza dei due set su tre tutti insieme appassionatamente concentrati in una settimana (peraltro a fine stagione) non può esaltare chi, come noi, ha vissuto i cinque set di Cané contro Wilander a Cagliari o si ricorda ancora le gesta di Fognini contro Murray in quel di Napoli, giusto per citare dei “piccoli” esempi. La Davis era altro, era “tanta roba”, un torneo a sé dove il numero 200 in casa poteva battere un borghese top-ten. Oggi è più difficile che ciò accada perché si gioca indoor per tutti, e più che l’Insalatiera sembra un torneo di Hong Kong qualsiasi, con tutto il rispetto per il torneo di Hong Kong. Ci piace poco insomma ma la defezione di Berrettini, che forse preservandosi avrebbe dovuto pensare più agli interessi nazionali che a quelli del singolo, rende questa competizione ancora più frustrante su quello che poteva essere e che (probabilmente) non sarà. L’Italia con due top-ten in squadra (Berrettini appunto e Bimbo Sinner) poteva certo ambire ai massimi traguardi, ora invece deve pensare a superare il girone eliminatorio contro Usa e Colombia, ridimensionandosi. Il quasi certo cambio Sonego-Berrettini in fatto di secondo singolarista, se da una parte ci guadagna in spettacolarità e tecnica (superiore in Sonego), dall’altra perde in strapotenza fisica (Berrettini) che poi oggi, volente o nolente, la fa da padrona nel tennis moderno. Gli azzurri, comunque, sotto la guida del neo cittì Volandri (dopo l’epurazione di Barazzutti), sono già al lavoro al centro di allenamento della Reale Mutua di Torino. Lasciando stare l’ometto dei record a 20 anni, alias Yannick Sinner, Sonego versione indoor ha espresso in passato del buon tennis, battendo Djokovic e Hurkacz a Vienna lo scorso anno da lucky loser e dando una continuità generale di risultati specie sulla terra rossa (vedi storica semifinale al Foro Italico) che lo ha portato a ridosso dei primi 20 giocatori al mondo. Vista la forma non smagliante di Fognini e Musetti, è difficile che il polpo torinese possa perdere la chance di giocare davanti ai suoi concittadini. L’Italia sarà impegnata venerdì prossimo 26 novembre contro gli Stati Uniti e sabato 27 contro la Colombia. In casa Usa si registra la defezione di Fritz l’ammazza italiani (4 vittorie su 5 incontri), e questo ci rallegra come tifosi un po’ meno come esteti della pallina. Perché i bombardieri Isner e Opelka, oltre allo scorbutico colored Tiafoe che a Vienna ha mandato in bambola Sinner, non hanno la stessa classe del ragazzo californiano residente a Miami. Buon per noi verrebbe da dire. Ma i due giganti di cui sopra sul loro servizio sono spesso ingiocabili.

Andrea Curti