Diciotto gennaio 1944 data storica per il jazz. E’ il giorno indimenticabile per la musica popolare. E’ una data indelebile per la storia della musica e per il Metropolitan Opera House di New York luogo straordinario per aver dato i “natali” al primo concerto jazz americano. Un’happening segnato dalla presenza di Luis Armstrong, Benny Goodman, Lionel Hampton, Artie Shaw, Roy Eldridge e Jack Teagarden, dunque il massimo che il jazz di quei tempi potesse offrire. Un concerto quello del Metropolitan che segna l’inizio di una nuova era, lo sdoganamento di un genere musicale fin li fortemente ghettizzato, insomma uno stile nuovo con apertura totale verso la musica popolare, verso l’espressione piu’ pura ed autentica degli States. Il jazz, quel jazz proposto in tutte le sue sfaccettature, quel jazz come espressione piu’ vera ed autentica dell’America degli anni 40 e 50. Clint Eastwood in una epica affermazione rimasta nella storia dichiaro’ senza enfasi che “l’America vive nelle sue due forme piu’ rappresentative: il film western ed il jazz”. Era in quei due riferimenti che in fondo si riscontrava la vera America, l’America con i suoi eroi, con le battaglie e con le guerre, con le vittorie e le sconfitte, con le sfide a tutti i livelli, con il coraggio, con l’alcol e le donne, con la ricchezza e la poverta’, con il meglio ed il peggio che gli States offrivano, sempre pronti alle contrapposizioni come cowboy ed indiani, o neri contro bianchi, in uno straordinario scenario perfetto per  rappresentare su un’immenso palcoscenico il racconto degli States in tutte le sue componenti positive e negative.

MAURO CEDRONE