“Non me lo aspettavo di rientrare così dopo la prima operazione della mia vita”. Matteo Berrettini e’ commosso a fine match durato 2 ore e 40 minuti che gli ha consegnato il sesto sigillo in carriera, il secondo a Stoccarda dopo il 2019 (nella citta’ tedesca e’ imbattuto: due partecipazioni, due vittorie), diventando peraltro il quarto italiano di tutti i tempi in termini di tornei vinti (dietro Panatta, Fognini e Bertolucci). In effetti l’operazione al polso destro ha tenuto l’azzurro lontano dai campi da gioco per ben 84 lunghi giorni, ora speriamo che la jella sia alle spalle. Come Berrettini abbia battuto il redivivo scozzese Murray (ex numero uno del mondo) e’ presto detto: con la potenza e con il fisico. Diciannove aces, record personale, e il solito drittone a sventaglio o lungo linea a concludere le poche prime palle non andate a segno. Il tennista romano ha fatto il break al terzo gioco del primo set e lo ha difeso con le unghie sino al conseguente 6/4. Nella seconda frazione stava accadendo lo stesso ma Murray ha annullato tre palle-break che avrebbero indirizzato il romano a servire per il match; cosi’ e’ stato Berrettini ad accusare il colpo nell’unico passaggio a vuoto sul suo servizio. Murray a zero si e’ preso il secondo set. Nel terzo e decisivo set lo scozzese ha accusato un problema muscolare dopo aver subito il break a zero in apertura, e la partita si e’ trascinata su quel minimo vantaggio che Berrettini ha capitalizzato al nono gioco quando il servizio di Murray, al 50% della potenza, ha indotto l’azzurro a recuperare da 0.40 e a chiudere la contesa in suo favore. Non e’ stato il miglior Berrettini ma l’importante era riaverlo in campo. La vittoria a Stoccarda, in termini di punti, ne porta in dote 250, importanti in vista della cambiale in scadenza del Queens (dove vinse lo scorso anno) e di Wimbledon (dove arrivo’ in finale).
ANDREA CURTI
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