Due set secchi e il sogno si avversa: col servizio imprendibile e il dirittone a sventaglio, ben supportati dallo slice di rovescio, il romano Berrettini piega la resistenza del talentuoso Kraijnovic e bissa il Queen’s 2021. Complessivamente l’azzurro se l’è vista brutta solo contro l’ostico americano Kudla, per il resto ha sbaragliato il campo degli avversari che non erano fenomeni ma pur sempre difficili da affrontare per chi, come lui, rientrava nel circuito dopo tre mesi di inattività forzata. Insomma in due settimane ha vinto due tornei di fila; per quanto stilisticamente non sia il massimo, l’etichetta del vincente la si legge in fronte. Nella finale del Queen’s Berrettini ha avuto sempre in mano il pallino del gioco, tanto che nei primi due turni di servizio del serbo avrebbe potuto dilagare se sono avesse realizzato una delle quattro palle break (tre nel primo e una nel terzo gioco) avute a disposizione. Si è preso la battuta di Kraijnovic nel quinto gioco (era sotto 40-15!) ma poi l’unico passaggio a vuoto del match lo ha costretto a cedere il proprio servizio. Per fortuna nell’undicesimo gioco Berrettini ha capitalizzato la prima e unica opportunità di andare a servire per il set, che non si è fatto sfuggire chiudendolo in proprio favore per 7/5. Anche la seconda frazione ha visto prevalere la maggior attitudine del gioco dell’azzurro sull’erba: break al quinto gioco e vantaggio mai recuperato dall’avversario, con Berrettini che spara un ace esterno imprendibile per un 6/4 che lo fa entrare di diritto nei grandi del tennis sull’erba. Dicono infatti le statistiche che il tennista romano ha disputato la decima finale in carriera, la seconda consecutiva al Queen’s, vincendo il settimo trofeo in carriera nonchè il secondo consecutivo dopo Stoccarda della scorsa domenica. Peraltro sul prato ha vinto 20 degli ultimi 21 match, è imbattuto al Queen’s con 10 vittorie su altrettante partite; in totale sull’erba Berrettini ha portato a casa 33 successi su 39 gare in carriera, risultando così tra i migliori cinque di sempre dietro i mostri sacri Federer, McEnroe, Djokovic e Laver, ma davanti ad altrettante leggende come Sampras, Connors, Murray e Becker.  Insomma, ora nascondersi non serve a nulla, senza Medvedev, Federer e altri, la strada per lo storico successo a Wimbledon (l’hanno scorso fu finalista) è meno ripida. Basta superare indenni la prima settimana, quella più tosta.

Andrea Curti