Finalmente la mega-esibizione di Wimbledon è finita e i valori che si sono visti in campo sono stati ribaltati dalla classifica mondiale, orfana dei punti del torneo che i vertici ATP non hanno voluto gentilmente erogare. Così un torneo che già di per sè non è mai stato normale, per tradizione sportiva e per montepremi in rialzo in controtendenza, quest’anno lo è stato ancor meno. Ha vinto il serbo Djokovic, che a WImbledon non perde da 4 anni, che ha preso il settimo sigillo sull’erba londinese e che ha superato Federer in quanto a Slam vinti (21 contro 20) gettandosi all’inseguimento di Nadal, a quota 22. Però, ed è questo uno degli aspetti più ridicoli, ora Djokovic invece di salire in classifica (era 3) è sceso di brutto, alla settima piazza. Può mai essere numero 7 del mondo uno come il tennista serbo? Peraltro lo svizzero Federer, perdendo i punti dell’edizione 2021, ora è addirittura sparito dal ranking! Anche Berrettini “piange” perché la finale conquistata lo scorso anno, che era tanta roba, è stata annullata e quindi il romano ora è caduto al numero 15 mentre uno come Ruud, ad esempio, è 5. Peggio del miglior Brad Gilbert di tanti anni fa, quando l’americano si presentò a Roma come prima testa di serie facendo la fine (sportiva) che meritava. Chi gode di questa situazione degli scarti è senz’altro Sinner, che rientra nella top-ten, ma starebbe ancora più in alto se i punti fossero stati assegnati come in qualsiasi altro Wimbledon. Ma Wimbledon, ogni anno, non è mai lo stesso. Cioè la location, da 100 anni a questa parte, è sempre uguale, in quel di Church Road, ma ogni edizione fa storia a sé.

Andrea Curti