Quando si accetta di essere Capitano di Coppa Davis, bisogna avere le idee ben chiare su chi far entrare in campo, e soprattutto è necessario sempre pensare ad un piano “B” decente, non improvvisato. In tal senso Volandri dovrebbe andare a ripetizione da Adriano Panatta, l’ultimo dei Mohicani in fatto di esperienza e capacità di gestione della squadra, oltre a lungimiranza nelle scelte tecniche, peraltro in un periodo in cui fenomeni non ce ne erano né tanti giocatori a disposizione. Panatta inventava e il più delle volte azzeccava la scelta, ma non per fortuna, per competenza: esordio di Camporese e Narducci in Svezia (1989), Camporese  a Pesaro (1997) praticamente fuori classifica, Canè a Firenze (1993) sostituendo Furlan, e tutta una serie di coppie di doppio inventate e funzionali alla causa, che poco giocavano assieme nei tornei per trovare quell’alchimia e affiatamento che solo la maglia azzurra sa dare, tipo Brandi-Pescosolido, Gaudenzi-Nargiso, Canè-Camporese, e chi più ne ha ne metta. Capitan Volandri già in un recente passato aveva dato dimostrazione di quante poche e inconsistenti idee abbia sul doppio (d’altronde in carriera non lo ha mai o quasi mai giocato), lasciando in panchina Bolelli anche se questi stava bene e proponendo delle coppie-ridolini tipo Berrettini-Sinner o Sinner-Fognini, puntando quindi tutto sulla potenza e pretendendo di arrangiare un doppio che, con l’attuale formula della Coppa Davis, è decisivo spesso e volentieri. L’aver schierato Berrettini, reduce da due mesi di inattività, dopo il (presunto) forfeit fisico di Bolelli, è stato peggio di un azzardo, al limite della squalifica della squadra (ma Berrettini era stato convocato?), completamente fuori senso, fuori dalla realtà. Sonego era il più deputato alla sostituzione di Bolelli, anche per i suoi trascorsi felici nel circuito in coppia con Vavassori, tuttavia le tre ore di gioco nel singolare (pensando alla ipotetica finale del giorno dopo) potevano far pendere la scelta dalla parte di Musetti, più fresco del torinese e, quando chiamato in causa (vedi Olimpiadi con Sonego, coppia interessante)  ha sempre dato tutto. A questo punto, l’unica soluzione possibile è l’avvicendamento in panchina: vedremo bene Paolino Canè, uomo di esperienza con grande competenza, e la pazzia giusta per le scelte giuste. Ciò che abbiamo visto ieri è stato davvero uno scempio: sono due anni consecutivi che l’Italia ha la possibilità di arrivare in finale di Coppa Davis ma non la centra, soprattutto per l’incapacità dell’attuale tecnico. Bisogna cambiare, prima che sia troppo tardi.

Andrea Curti