Le squadre italiane del più evoluto torneo di basket europeo stanno facendo la figura del comodo scendiletto rispetto a club più evoluti e pimpanti. In totale Milano e Bologna cumulano dieci sconfitte consecutive e il bilancio è particolarmente è pesante per il club meneghino di Armani dato che gli insuccessi a bilancio continuativo sono ormai sette. In qualunque sport, basket compreso. un tecnico dopo un filotto di negatività del genere (e cinque sconfitte sono state incassate in casa) avrebbe dato le dimissioni o sarebbe stato allontanato dalla proprietà. Ma qui il caso è diverso. Messina è stimato, rispettato in virtù del suo passato. E nessuno è pronto a ricordare come alla guida della nazionale azzurra collezionò la più clamorosa eliminazione da un torneo olimpico nel 2016 perdendo in casa con la Croazia in un match che era stato conquistato tra le mura amiche previo un pagamento di 1,5 milioni di euro. In quella partita Messina, causa falli, scelse di affidare il quintetto come play maker a Gentile, pessimo portatore di palla, pagandone le conseguenze. La squadra di Milano affidata a Messina è quel club che dilapida capitali per cambiare squadra ogni anno, prendere i migliori disponibili su piazza nel vecchio continente per vederli regredire vistosamente una volta ambientati a Milano. E’ stato il caso in passato di Nedovic, Micov, Gudaitis. Quest’anno le scelte per ora rivelatesi sbagliate sono quelle di Pangos, Thomas, Baron. Inoltre anche qui i pochi sopravvissuti tra i giocatori italiani vanno incontro a un processo di svilimento. Per ritrovare un’identità hanno dovuto cambiare piazza Fontecchio, Della Valle, Moraschini, Pascolo. E parliamo di elementi che sono punti di forza delle nazionale o che comunque sono transitati in azzurro. Due sconfitte fa Messina aveva messo le mani avanti. “Se la squadra non reagisce darò le dimissioni”. Qualcuno le ha viste? Poche ore ha corretto l’affermazione in “ora pensiamo al campionato”. Dove con un budget mediamente triplo rispetto agli altri club insegue Bologna. Armani paga stipendi a vuoto, i tifosi milanesi incassano la delusione e il prodotto interno lordo (il giocatore italiano) si deprezza. Milano oggi è una squadra che fa fatica ad arrivare a 70 punti segnati a partita e i arrampica sugli specchi in cerca di un gioco, sparacchiando da tre (e sbagliando) all’ultimo secondo. Lo score di Mitrou Long nell’ultimo fiasco continentale documenta un mesto 0-10 al tiro. Conterà qualcosa l’allenatore?. E questo totem ringhioso e sempre scontento, continuerà a incassare brutte figure in Europa?
DANIELE POTO
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