Perché non abolire la finestra di mercato di gennaio del calcio professionistico
italiano visto che più che di campagna di rafforzamento si tratta di scambio di
figurine, anche abbastanza insulse?. In altre parole a chi giova se non la vendita dei
sogni nei quotidiani sportivi visto che la condizione fallimentare del football
nostrano non consente di essere alla pari con quanto succede in Spagna o in
Inghilterra e persino in Francia. Emblematico lo stallo documentato dallo scandalo-
Juve. Ora che anche le plusvalenze sono nel mirino dell’autorità penale è evidente
che non ci si può inventare nulla. Vi dicono qualcosa i nomi di Gravillon, Gonzalez
Llorente, Moutinho, Krollis, Tio Cipot, Braff? Beh sarebbero alcune delle presunte
stelle all’interno dell’universo composto dalla trentina di giocatori stranieri soggetti
ai trasferimenti di gennaio. Rinforzi o indebolimenti? Basta ficcare il baso nei nuovi
roster delle squadre per constatare qualcosa che piacerà ai collezionisti delle
figurine Panini e cioè che è cambiato poco o nulla. E particolarmente per quanto
riguarda le big. Il Napoli stava già bene così e certo non sono ritocchi determinanti
gli ingaggi di Gollini (portiere di riserva) e Bereszinsky. L’Inter non ha neanche una
voce alla casella “acquisti” e non si può dire che non avesse bisogno di
miglioramenti in corso d’opera. L’Atalanta ha preso solo Vlahovic, ma quello
sbagliato, non certo quello della Juve che, da parte sua, si è guardata bene
dall’operare in entrata. Il mercato di gennaio si è segnalato per sottrazioni più che
per addizioni significative. Tipico il caso della Roma che in un colpo solo si è trovata
a perdere, o quanto meno a mettere in standby, quello Zaniolo per il quale nessun
club ha soldi sufficienti da spendere, anche considerando che il virgulto a fronte di
24 gol segnati in giallorosso ha fatto mancare la propria presenza per 79 partite,
segno evidente della propria fragilità psicologica e muscolare.
DANIELE POTO