Che fosse un torneo strampalato, questa 80ma edizione degli Internazionali d’Italia di tennis, l’avevamo documentato già in precedenza, ma che fosse forse il definitivo passaggio di consegne non ce lo aspettavamo in modo così repentino. Alla caduta degli Dei dei turni precedenti si è unito il capitombolo di Zeus Djokovic, il Re dell’Olimpo, per mano del giovane ventenne danese Rune, che ha la camminata di John Wayne e i polpacci di granito, oltre a tirare dei frigoriferi di diritto, devastanti per potenza anche per uno come il campione serbo. Fatto sta che il nordico ha annichilito un Djokovic parso pesante, poco fluido nei movimenti, poco efficace da fondo campo, non sempre lungo nel palleggio, e tutto ciò ha permesso a Rune di gestire lo scambio e quindi la partita in maniera complessivamente tranquilla. Il danese, da ragazzotto qual è, ha sempre i suoi momenti del “perché faccio il tennista?” o “che ci faccio qui ora?”, e lo avevamo notato sia contro Fognini che contro Popyrin; in ogni caso però è riuscito sempre a venirne a capo e a portare la nave della vittoria in porto. La vittoria su Djokovic può essere annoverata forse come il passaggio di consegne definitivo tra la vecchia generazione e la nuova, con una nostalgia canaglia particolare per i campioni del passato, da Sampras a Becker, da Agassi ad Edberg, da Mc Enroe a Borg e Lendl, passando per Noah, Leconte, ecc. ecc. La storia del tennis spesso ci ha messo di fronte a scontri generazionali, col vecchio campione da una parte, e l’emergente dall’altra. A scala nazionale, basta ricordare l’incontro tra Pietrangeli e Panatta e i 17 anni di differenza.  Pietrangeli, vincitore di due titoli al Roland Garros (1959 e ’60) e di altrettanti titoli agli Internazionali d’Italia (1957 e ’61), allora 37enne, e Adriano Panatta, 20anni, astro nascente, che aveva esordito in Coppa Davis pochi mesi prima.. Ma torniamo al torneo. La prima semifinale sarà tutta nordica, con appunto il danese Rune e il norvegede Ruud, un po’ in calo ma sempre bravo a tener in piedi la baracca. Ruud ha fatto fuori l’argentino Cerundolo, giustiziere di Sinner,  inseguendo spesso l’avversario quasi fosse lepre da predare lentamente. E ci è riuscito. Uno tra loro due sarà il finalista dell’edizione 80 degli Internazionali: cresce il rammarico per gli azzurri, non andati oltre gli ottavi di finale. Si poteva fare, peccato.

Andrea Curti