I sogni aiutano a vivere meglio; pensate a non averne, sarebbe una vita grigia. I ragazzi del rugby nostrano, il sogno, lo inseguono da una vita e questa Nazionale, mix perfetto tra veterani e giovani, domani alle ore 21 in quel di Lione ha un appuntamento con la storia. Tra l’Italia e i quarti di finale di Coppa del Mondo, traguardo mai raggiunto sinora, c’è la Nuova Zelanda, gli All Blacks della haka, i terribili tuttineri che, se vediamo i risultati, non sono più terribili come una volta. Peraltro la vittoria di Fiji sull’Australia è uno spartiacque importante perché potrebbe aprile la via verso le nuove gerarchie della pallaovale. “Cominciamo ad avere esperienza e pensare a fare il nostro gioco, non a chi affrontiamo”, ha puntualizzato Tommaso Allan, jolly azzurro tra estremo, centro e apertura, “tutti gli avversari sono forti. Sicuramente sto bene e mi sento in forma e sento meno pressione con l’esperienza ma adesso dopo due anni agli Harlequins mi sento nel momento migliore della carriera: sto bene e voglio aiutare la squadra nel miglior modo a prescindere dal ruolo. La maggior parte di questa squadra è al primo Mondiale e non ha rammarico per il 2019 ed è concentrata solo su gara di domani. Se giochiamo in modo giusto possiamo metterli sotto pressione”. Sarà una sfida da dentro o fuori, tanto che sia l’Italia che gli All Blacks schiereranno il meglio a propria disposizione: teoricamente gli azzurri avrebbero comunque una chance in caso di sconfitta, ma dovrebbero prendersi la qualificazione contro la Francia in Francia, il che è assai più complicato. Invece per la Nuova Zelanda non ci saranno invece prove d’appello: se perde è fuori. Coach Crowley, per contrastare i tuttineri, si affiderà la triangolo allargato, stesso cliché delle vittorie con Giappone (in amichevole) e Namibia (all’esordio al Mondiale), ovvero Allan estremo con Capuozzo ala e Paolo Garbisi apertura. Poi rientreranno Morisi e Varney in luogo di Pani e Alessandro Garbisi, e davanti un solo cambio, con Lamb per Cannone. Dall’altra parte, il cittì neozelandese Foster ripropone Barrett primo centro, accanto a Rieko Ioane. Il fratello Beauden sarà l’estremo, mentre Mo’Unga avrà la maglia numero 10 e affiancherà l’eterno Aaron Smith. Davanti, scelta obbligata nel ruolo di pilone sinistro, con Tuungafasi a sostituire De Groot. In terza linea torna Frizell, insieme a Papali’i e Ardie Savea. In panchina si rivede il capitano Sam Cane, a lungo fuori per infortunio, mentre Roigard vince il ballottaggio con Christie per il ruolo di vice-Smith. Gli All Blacks sono sempre gli All Blacks rapportati agli azzurri, ma è innegabile che le gerarchie stanno cambiando. Per l’Italia, insomma, se non è la partita del secolo, poco ci manca.
Andrea Curti
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