“Confermo che lascerò il team ma prima di dirvi dove andrò voglio concentrarmi su queste ultime gare”. Poche parole, ma chiare, quelle di Roglic per annunciare l’addio alla Jumbo Visma. Una storia durata ben sette anni, quattro Grandi Giri vinti ed un ruolo da chioccia mai sottovalutato dai suoi direttori sportivi. Meno a genio è andato allo stesso sloveno. Una macchina perfetta, quella olandese, capace di vincere tutto quest’anno.
Il Giro d’Italia con lo stesso Roglic, il Tour con Vingegaard e la Vuelta con Kuss. Probabilmente quest’ultima la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il classe ’89 si è sentito sorpassato nelle tattiche di squadra anche dallo statunitense, gregario di lusso fino a questa stagione.
Palesemente fermato per regalare la vittoria premio al compagno anche quando ne aveva di più, si è dovuto accontentare del terzo posto in un giro che considerava casa sua. Tre le vittorie consecutive in Spagna. Le voci di una possibile fusione con la Soudal Quick-Step hanno fatto il resto. Si uniscono le squadre, non si sommano i corridori.
Economicamente, a 33 anni, i conti Roglic comincia a farseli e, perdipiù, non sembra nutrire particolare simpatia nei confronti di Remco Evenepoel, che non accetterebbe di avere un ruolo di secondo piano. Il futuro è in Bora. La squadra tedesca è delusa dal rendimento di Vlasov e vuole una stella da affiancare al giovane Uijtdebroeks.
Qui lo sloveno avrà meno gregari di qualità, ma lo spazio che desidera per tornare a competere dove riterrà giusto e mettere da parte, come meglio crederà. La Jumbo Visma pensa a presente e futuro, ma mai potrà dimenticare chi l’ha resa grande: Primoz Roglic.
ANDY SUBRIZI
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