Con questa seconda parte introduttiva dei prossimi approfondimenti che dal 1970 al 1980 riguarderanno gli anni successivi alle trasformazioni culturali del ’68, termina la cronaca sintetica dei mutamenti culturali che in quel decennio registrarono i picchi forse più alti della creatività in ambito artistico; una “bellezza” che purtroppo non salvò il mondo a venire.
In quegli anni, in ambiti musicali il gruppo rock inglese dei Deep Purple è considerato insieme ai Led Zeppelin di Robert Plant, Jimmy Page e John Bonham tra i massimi esponenti dell’hard rock che in quel decennio esplode con deflagrazioni dirompenti i cui effetti echeggiano ancora oggi in tutto il mondo a cinquant’anni di distanza.
E nella prima metà degli anni Settanta i GENESIS divennero fra i principali esponenti del rock progressivo britannico assieme a gruppi come King Crimson, Yes, Gentle Giant, Emerson, Lake & Palmer.
E mentre i Rolling Stones passano da grandi conferme e successi a una crisi profonda, dalle cantine di Melbourne Nick Cave si affaccia dalla porta principale al proscenio internazionale, in quel decennio si dissolve il tropicalismo in Brasile, lasciando tuttavia un segno indelebile nella cultura musicale dei carioca, mentre la BOSSA NOVA di Toquinho e Jorge Ben, autore nel 1963 di Mas que nada, è ormai entrata nel mito assieme a lui e i suoi maggiori interpreti.
E se Tom Jobim, Vicious de Moraes e João Gilberto erano stati quelli che avevano voltato pagina, contaminando il jazz col samba, Caetano Veloso e Gilberto Gil avevano rivoluzionato la tradizione aprendo le porte al rock e al beat, esprimendo in tal modo il loro dissenso politico.
E intanto che Chico Buarque, poeta sia colto che raffinato, faceva conoscere al mondo il disagio del suo popolo, una generazione di fenomeni si affacciava nel mondo musicale sulla loro scia.
E Djavan, Marisa Monte, Adriana Calcanhotto e Tribalistas furono soltanto alcuni dei grandi artisti venuti dopo la rivoluzione dei bossanovisti e dei tropicalisti, mentre Elis Regina e Gal Costa sono state le interpreti alle quali ogni autore dell’epoca sognava di far ascoltare e magari cantare un proprio brano.
E se alla metà di quegli anni la minigonna inventata a Londra da Mary Quant dieci anni prima spopolava e imbarazzava i bigotti in Italia, fu da Milano che ebbe inizio la rivoluzione della moda non soltanto nazionale; un tempo in cui molta dell’energia creativa del tempo si concentrò in un gruppo di stilisti che cambieranno la storia della moda a livello internazionale: ARMANI, VALENTINO, KRIZIA, VERSACE, MISSONI, ALBINI, FIORUCCI, CURIEL, FERRÈ e altri grandi creativi celebrati in tutto il mondo divennero il simbolo del MADE IN ITALY. E tra loro, ognuno a suo modo segnò a tratti luminosi e variopinti quell’epoca della quale divenne parte di un grandioso e unico affresco che al di là delle singole biografie contraddistinse il Paese, facendo trionfare il gusto e la bellezza italiane che da Milano conquistarono il mondo intero.
Prima di questo decennio, i “Gialli Mondadori” avevano sempre occupato una posizione dominante nel settore e tutti i numeri di questa fortunata collana vendevano regolarmente decine di migliaia di copie che godevano di una diffusione trasversale, diffusa in modo eterogeneo tra casalinghe e insegnanti, impiegati e operai, commessi e commercianti, professionisti e da fini intellettuali come ad esempio Leonardo Sciascia e Giuseppe Petronio.
Ma nel periodo che va dal Gennaio 1970 al Dicembre 1979 avvennero cambiamenti importanti anche in questo campo, innanzitutto per ragioni anagrafiche. Infatti vennero a mancare alcuni dei più autorevoli rappresentanti della “vecchia guardia”, come ERLE STANLEY GARDNER (1970), REX STOUT (1973), JOHN CREASEY (1973), AGATHA CHRISTIE (1976) JOHN DICKSON CARR (1977) e BRETT HALLIDAY (1977). Mentre altri come GEORGE HARMON COXE, ELLERY QUEEN, ROSS MACDONALD cessano di scrivere per vecchiaia o motivi di salute.
Mentre a proposito di fumetti, alcuni tra i maggiori disegnatori italiani realizzarono dei capolavori fumettistici rimasti nel tempo. Per ovvi motivi di spazio ne ricordiamo soltanto dieci tra i più significativi, elencati in ordine cronologico:
Tex – Il figlio di Mefisto (1971) Il fumetto, ideato e scritto da Giovanni Luigi Bonelli ma accreditato come G. L. Bonelli, e creato graficamente da Aurelio Galleppini;
Zagor – Odissea americana (1972) Zagor è un personaggio dei fumetti ideato nel 1961 da Guido Nolitta (pseudonimo di Sergio Bonelli) e realizzato graficamente da Gallieno Ferri, protagonista della omonima serie a fumetti pubblicata dalla Sergio Bonelli Editore;
Altàn: Corto Maltese – Corte Sconta detta Arcana (1974);
Lo Sconosciuto – Largo delle Tre Api (1975) Lo Sconosciuto è stato il primo personaggio creato, scritto e disegnato in autonomia da Roberto Raviola, in arte Magnus;
Mister No (1975) Mister No è stato creato dallo sceneggiatore GUIDO NOLITTA, pseudonimo dell’editore SERGIO BONELLI;
Dino Battaglia: L’uomo della legione (1977) E’ la prima di due storie realizzate dall’autore per la collana “Un Uomo un’avventura” della Cepim (proprietà di Sergio Bonelli);
Andrea Pazienza: Le straordinarie avventure di Pentothal (1977);
Milo Manara: HP e Giuseppe Bergman (1978);
Il commissario Spada – I terroristi (1979), ispirato graficamente a Gino Tomaselli, testi di Gianluigi Gonano, disegni di Gianni De Luca;
Ivo Milazzo: Ken Parker – Lily e il cacciatore (1979).
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