ROMA- La politica spedisce all’apogeo e provoca brusche eclissi. Due personaggi stanno entrando nel cono d’ombra, rispettivamente a livello nazionale e regionale. E’ in rottura prolungata Renzi che sembra non avere gli strumenti per riprendersi dalla batosta referendaria del dicembre scorso. E soprattutto non sembra aver assimilato la lezione di un magistero politico che richiederebbe pazienza, umiltà, capacità di mediazione: doti che gli sono negate. Il Partito Democratico di cui resta segretario si sta sfarinando in mille rivoli senza che lui riesca a trovare la quadra e il miraggio del 40% in un’ipotetica elezione anticipata sembra un colossale ballon d’essai a misura di creduloni. A Roma, su una ribalta che locale non può essere tale (perché riguarda tre milioni di persone) Virginia Raggi consuma la sua esperienza errore dopo errore in una città ferma, immobile, mal gestita mentre avrebbe bisogno di provvedimenti d’urgenza. I due personaggi sono agli antipodi anche politicamente ma è la presunzione che ha giocato loro un brutto tiro. La politica a volte è anche psicologia. Renzi è stato l’uomo solo al comando. Tra un po’ raggiunto e staccato dal fluire della politica. Al contrario la Raggi è stata troppo accompagnata: il suo cerchio magico si è rivelato un cerchio tragico. Muraro, Minenna, Romeo, i Marra: il sindaco si è fatta consigliare da troppi fantasmi e qualcuno di questi aveva un pesante scheletro nell’armadio.
Daniele Poto
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