È il 20 Novembre 1973 e Keith Moon, il batterista degli Who, delira, dando in escandescenze, poi collassa a più riprese sul palco, mentre si tiene la prima data del tour americano davanti a un pubblico numerosissimo ed eccitato, accorso in massa per assistere sia al lancio mondiale del celebre album Quadrophenia che allo spettacolo sia musicale che performativo della band britannica che si sta svolgendo al Cow Palace di Daly City in California. Quando gli Who uscirono sul palco, Moon era apparso subito in condizioni pessime; poi passano pochissimi minuti e, date le sue condizioni sia pregresse che in corso di crisi, non riesce neanche a seguire le parti registrate di Quadrophenia, quelle che data la complessità dell’esecuzione live avevano costretto gli Who a usare dei nastri preregistrati. Ma è durante Won’t Get Fooled Again che dapprima sviene e crolla sulla sua batteria, mentre venti minuti dopo ritorna per iniziare Magic Bus, ma collassa definitivamente. Infine viene portato via in ambulanza non prima di aggredire il povero Pete Townshend, prodigato nel contenerne lo stato evidentemente alterato dovuto secondo la leggenda a un tranquillante per cavalli che Moon, non nuovo ad abusi di sostanze e alcol si era preso. E sarà sempre Townshend a chiamare dal pubblico un ragazzo che sostituirà il controverso batterista: una storia incredibile quanto unica nel suo genere. Si trattò infatti di uno tra i momenti più assurdi nella storia del rock, passato alle cronache e testimoniato dagli sguardi di Roger Daltrey che in quei frangenti quasi stentava a credere a quel che gli si stava mostrando innanzi.

STEFANO LESTI