Domani non è una finale qualsiasi; oltre al cospicuo montepremi di un Master 1000, Miami rappresenta molto per la carriera dei due contendenti. Sinner, vincendo, diventerebbe numero 2 al mondo scalzando lo spagnolo Alcaraz, altro record italiano polverizzato (il suo, 3!), e porterebbe a casa il terzo titolo stagionale (dopo Melbourne e Rotterdam) con una sola sconfitta all’attivo, la semifinale di Indian Wells appunto contro Alcaraz. Le migliorie tecnico-fisiche del tennista altoatesino sono sotto gli occhi di tutti: un servizio più robusto, più incisivo, e una maggiore velocità di gambe che lo porta ad impattare la pallina con perfetto timing e ad esprimere tutta la sua esplosività con i colpi da fondo campo. Dall’altra parte della rete, invece, è pronto il bulgaro Dimitrov, uno che è stato numero 3 nel 2017 ma che si era un po’ perso, forse perché non aveva capito bene che il professionismo spinto impone regole ferree se vuoi rimanere al top. Fatto sta che l’estro e la genialità del ragazzo di Haskovo (Bulgaria meridionale) lo hanno riportato nei primi dieci del mondo, e mandare a casa di seguito Hurcasz, Alcaraz (“Mi ha fatto sentire come un 13enne” le parole del murciano) e Zverev, lottando su ogni palla, è segno che le quasi 33 primavere il prossimo 16 maggio sono alle spalle, che la rinascita tennistica di uno bello a vedersi come lui, che sa giocare da ogni parte del campo, sotto rete come da fondo, è un bene per il tennis attuale (dove, ad esempio, chi vince Wimbledon può anche non andare sotto rete), e può includere nel suo pacchetto-scalpi anche uno solido come Sinner. “E’ il giocatore del momento”, ha commentato Dimitrov, “Sinner sta giocando un tennis eccezionale ed è un piacere per me guardare come è riuscito a mantenere questo livello in tutte le settimane. Ora devo competere contro lui e per me è una grande occasione, uno stimolo enorme. Sono proprio queste le partite che mi piacciono“. In ogni caso i precedenti sono favorevoli all’azzurro che conduce 2-1 in virtù delle vittorie dello scorso anno proprio a Miami e a Pechino (l’unica sconfitta risale agli Internazionali d’Italia a Roma nel 2020, sulla terra rossa). Ma il match di domani ha un sapore e un significato diverso. Per entrambi.

Andrea Curti