Un’ora e quattordici minuti sono bastati a Jannick Sinner per venire a capo del bulgaro Dimitrov nella finale del Masters 1000 di Miami, terzo successo dell’anno (tredicesimo in carriera) che lo proietta come un missile al secondo posto del ranking mondiale, scavalcando lo spagnolo Alcaraz, altro record abbattuto del tennis azzurro. Il match con Dimitrov (che comunque salirà al numero 9 del mondo) è durato un set, il primo, nel quale Sinner è stato prima bravo ad annullare la palla del 3-1 al suo contendente, e poi il break lo ha fatto lui al quinto game. Avrebbe Dimitrov due palle del contro break nel settimo gioco ma Sinner ha rintuzzato gli attacchi del tennista bulgaro per chiudere 6/3 la prima frazione breakkando di nuovo l’avversario. Poca storia invece nella seconda frazione: Sinner strappa il servizio nel quarto game e bye bye Dimitrov, con l’altoatesino che pone fine alla contesa a zero sul suo servizio. “Adesso c’è la terra battuta e tutto sarà diverso”: il commento di Sinner a fine partita è realistico, per arrivare a superare Djokovic e detronizzarlo urge vincere anche sul rosso: Montecarlo, Madrid, Roma, Parigi, tutti tornei che ci diranno se l’Italia avrà per la prima volta nella sua storia, un numero uno al mondo nel tennis. Anche l’erba di Wimbledon potrebbe regalare sorrisi. Al momento Sinner è lanciatissimo e dietro la concorrenza, per quanto agguerrita, resta anche stupita dall’inesorabile scalata dell’altoatesino. Re Djokovic è avvertito.
Andrea Curti