di DANIELE POTO

Agostino Di Bartolomei avrebbe compiuto 66 anni se non avesse deciso
di interrompere la propria esistenza prima dei quaranta nel paese delle origini,
Castellabate. Un atto crudele di auto-soppressione che fu un grande segnale
mandato al calcio e alle sue durezze se quando ne esci non trovi una tua identità
fuori dal rettangolo del gioco. Forza e limite di carattere di un giocatore
indimenticato e indimenticabile, barometro del centrocampo giallorosso,
anticipatore di strategie moderne del football. L’affaccio sulla sua vicenda riporta
anche a un coinvolgimento personale quando, come giornalista geograficamente
jolly, venivo spedito per ordini istantanei a vivere tragedie come quelle. Di
Bartolomei nel calcio o Pantani nel ciclismo, icone non più viventi di un lutto che
veniva percepito come collettivo. Perché non spariva solo l’uomo, lo sportivo, il
sensibile protagonista di tante amate partite (e relative conquiste) ma un mondo,
un’epopea, una speranza. E non potevi vivere da gelido cronista con il taccuino
quello che stava succedendo ma partecipavi al lutto che ti toccava dentro e minava
banali sicurezze, incrinate dal lutto. “Mi sento chiuso in un buco”- aveva scritto Di
Bartolomei prima dell’atto autolesionistico. Si sentiva rifiutato da quel mondo che lo
aveva esaltato e poi lasciato ai margini. Diba sul campo sapeva leggere la situazione
molto meglio di quanto gli sarebbe riuscito nella vita. Collocato davanti alla difesa
vantava carisma, continuità, capacità di adattamento, intelligenza tattica. Tutte
queste specificità gli sembravano evaporate nella vita di tutti i giorni. E sono bastati
4 anni senza calcio attivo, con una carriera conclusa nella sua Salernitana per
spegnerlo definitivamente. Ma muore per sempre solo chi non lascia una memoria
collettiva. E per questo possiamo affermare con decisione che Di Bartolomei è
ancora vivo nei cuori di una generazione di coetanei. E suo figlio, politicamente
attivo e detrattore delle armi (quelle che hanno spento la vita del padre) , è una
splendida eredità.