Questa partita me la ricorderà per tutta la vita“: non abbiamo dubbi che per la toscana Paolini, per i genitori in tribuna, per gli spettatori soprattutto italiani e italioti in loco e in tivvù, l’impresa sia indimenticabile. Arrivare in finale a Wimbledon, nel tempio del tennis dei parrucconi britannici, è come scalare l’Everest, e in Italia nessuna ragazza si era mai spinta così in alto; sei partite vinte di fila, con una determinazione, con una voglia di vincere che dovrebbe essere da esempio per le nuove generazioni di mammoni azzurri, vhs a go-go nelle scuole tennis, altro che padel. Per il suo tennis d’altri tempi, bellissimo, legato alle variazioni di gioco, all’imprevedibilità, all’intelligenza, a piazzare la palla in un mondo dove insegnano solo a picchiare, per giunta col rovescio bimane. Furlan ha tato coraggio alla sua assistita e lo ha fatto in maniera esemplare. Vedere la Paolini rimontare la croata Vekic è stato uno spettacolo puro, Davide contro Golia, la piccola e schioppettante azzurra contro chi la sovrasta fisicamente. E dall’iniziale braccio di ferro, tattica adottata dalla Vekic sin dalle prime battute, la Paolina è uscita frastornata: 6/2 per la tennista ex slava senza troppo fatica. Ma la bellezza della ragazza della Garfagnana sta nel non mollare mai; sembra la Paolini sul punto di cedere nel secondo set ma rimane attaccata al match come una roccia alla montagna, e la granulometria non conta, le dimensioni non contano. Ci vuole coraggio, grande coraggio. La Paolini non disdegna la chiusura del punto sotto rete e annulla la palla dell’1-3 alla sua avversaria con una volée scolastica ma lunga e profonda, quel che serve. Altre due opportunità della Vekic vengono cancellate e l’azzurra rimane a galla fino al decimo game quando prende l’iniziativa, fa spostare la croata e raccoglie i frutti della sua intraprendenza sparando un rovescio lungolinea da fondo campo che le apre il campo per il diritto imprendibile in diagonale. E’ 6/4 Paolini, si va al terzo e decisivo set. La Vekic parte forte breakkando subito l’azzurra e consolidando il vantaggio sul 2-0; potrebbe addirittura strappare di nuovo il servizio all’italiana ma questi si salva. Poi Vekic a zero si porta 3-1, ma non è finita, guai a pensarlo. Iniziano le emozioni vere. Break Paolini del 3 pari, secondo break Vekic del 4-3 e ancora controbreak Paolini per il 4 pari. La ragazza toscana tiene a zero il nono gioco e, come nel secondo set, ecco l’opportunità del terzo break che vorrebbe dire vittoria. La Vekic non ci sta e annulla. Altro match-point Paolini nel dodicesimo game e ancora la tennista croata piazza un diritto terrificante lungolinea, il colpo della disperazione. Tra queste due palle dell’incontro ce ne sono altrettante che la Paolini elimina sul 5 pari e servizio. E così eccoci al tie-breakone finale, spietato quanto eccitante. La Vekic sale di nuovo 3 punti ad 1 ma la Paolini ribalta la situazione sul 5-4 in suo favore. I servizi si susseguono senza minibreak sino all’8 pari quando la Vekic, che si vede ribattere tutto e più di tutto dalla Paolini, va fuori giri e getta in corridoio due diritti consecutivi. La Paolini esulta, una finale a Wimbledon vale tutti i sacrifici fatti sinora. “Quest’ultimo mese è stato pazzesco per me“, ha dichiarato l’azzurra davanti a tutti a fine match, “amo giocare a tennis ed essere in finale qui è incredibile. Anche se ho servito male, mi sono detta di lottare punto su punto, e il Centrale di Wimbledon aiuta in tal senso“. Ultimi due Slam e due finali: la prima persa al Roland Garros contro la numero 1 polacca Swantek, sabato contro la ceca Krejicikova, 32 contro il 7 della toscana, dieci partite sull’erba e una sola sconfitta, come la Paolini (nove partite, una sconfitta). L’unico precedente è del 2018, favorevole alla ragazza ceca, ma era sei anni fa, e in sei anni il mondo è cambiato. La Paolini è cambiata. Bisogna mettere la bandierina sulla cima dell’Everest.

Andrea Curti