ROMA-E’ finito il Six Nations 2017 e per certi versi è un bene perchè l ‘agonia dell’Italrugby si sarebbe protratta chissà per quanto tempo ancora. Zero punti con la Scozia, zero punti in classifica e un cucchiaio di legno, il settimo complessivo, da mettere di nuovo in bacheca. Quella giocata, o meglio non giocata, contro la Scozia, è forse la peggior nazionale degli ultimi dieci anni; non è tanto il punteggio a decretarlo (secco 29-0 per la Scozia) quanto il totale senso di disarmo, di impotenza, di frustrazione di fronte all’avversario, conditi da errore tecnici importanti (Canna ha 0 su 3 come calci) e da errori nella gestione della superiorità numerica, che gli azzurri non sono riusciti a capitalizzare ad inizio ripresa. Parlare della cronaca del match è come affondare la lama di un coltello nel burro. Bisogna assolutamente guardare avanti, pensare al futuro, farlo in fretta dando continuità alle franchigie italiane (Benetton e Zebre) che sono in difficoltà tecnica ed economica rispetto ai competitors britannici e francesi.Ed investire sui ragazzi: l’Under 20 è arrivata ultima al Six Nations di categoria per il terzo anno consecutivo e non è un dato confortante. Cioè partecipare è bello ma De Coubertain è spirato da tropo tempo per credere nei valori del presenzialismo; serve far punti, serve vincere qualche partita, almeno una, altrimenti gli scettici hanno ragione, si dovrebbe fare uno spareggio per giocare nel gotha del rugby mondiale.
ANDREA CURTI
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