La sconfitta di Sinner nella finale dell’ATP 500 di Pechino non è cocente nel punteggio, ci può stare perdere al tie.break del terzo set con il numero 2 del mondo, bensì per come è maturata. Lo spagnolo Alcaraz ha dato una lezione all’azzurro numero 1 del mondo nella tattica da seguire e nelle scelte di campo per chiudere il punto. Sinner ha il grande pregio di essere quasi imbattibile nello scambio da fondo campo, per rapidità di colpi e accelerazioni micidiali, ma quando si trova di fronte un avversario che gli varia il gioco va un po’ in confusione. In questo Alcaraz è molto bravo perché, quando affronta l’altoatesino, non si ferma mai sulla linea di fondo campo ma prende l’iniziativa (o almeno ci prova) nello scambio e soprattutto non disdegna la discesa sotto rete, un evento quasi storico quando gioca Sinner. E’ l’imprevedibilità a mandare in tilt l’azzurro, abituato al solito noioso (per chi lo osserva, non certo per il suo conto in banca) cliché da fondo campo, ed è questo il vero campanello di allarme in vista sia delle finali di Coppa Davis a Malaga del prossimo novembre, sia della difesa dello scettro di numero 1 del mondo. Alcaraz sa come battere Sinner, lo ha capito perché ha migliorato l’aspetto tattico (la modalità di attacco) e tecnico (proprio il gesto della volée), mentre lo stesso non si può dire di Sinner che è sì migliorato nel servizio e negli spostamenti laterali, ma che sotto rete fa tanta fatica, non ha quell’istint-killer, quei riflessi necessari per chiudere un match equilibrato. Cahill lo ha capito e lo ha riportato all’origine sulla linea di fondo, ma potrebbe non bastare per consolidare il primato. Gli altri tatticamente si evolvono.

Andrea Curti