Ci sono voluti cuore e testa per uscire indenne dalla trappola Georgia: dopo i ceffoni presi dai pumas argentini la settimana scorsa, l’Italrugby a Genova ha vinto di misura 20-17 rimontando gli avversari che nei primi 40 minuti erano stati più pimpanti rispetto agli azzurri, in netta difficoltà con i centri e le ali anche per via della difesa ad oltranza dei georgiani, bravi a bloccare ogni varco possibile. Infatti, nonostante avessero il pallino del gioco in mano, gli italiani hanno sbattuto regolarmente contro il muro della Georgia che ha placcato a tutto spiano per ripartire in velocità e sorprendere la difesa dell’Italia; in due di queste occasioni la Georgia ha firmato con l’ala Tabutsadze e il mediano d’apertura Matkava due mete sanguinose che hanno permesso al quindici rossobianco di chiudere il primo tempo avanti 17-6. Entrambe le marcature georgiane sono nate da due incursioni di Niniashvili, l’ala-estremo del Lione, che è sembrato più uno sciatore che non un rugbista per via degli slalom e serpentine che hanno messo fuori uso i placcaggi azzurri. Nella ripresa però gli uomini di Quesada sono stati più intelligenti, andando a scalfire minuto dopo minuto e con continuità di gioco, la già provata difesa avversaria che lentamente ha ceduto il passo al forcing italiano. Così si spiegano le due mete dell’Italia in poco più di dieci minuti: prima meta tecnica per ostruzione plateale di un georgiano poi meta di Fusco, lesto a trovare il pertugio giusto nelle file dei georgiani. Sul 20-17 l’Italia rallenta e controlla, potrebbe arrotondare il punteggio se l’esordiente estremo Gallagher non sbagliasse un calcio di punizione (sinistro potente ma fuori dall’acca due volte su due!) ma il punteggio resta invariato. L’Italia ha portato a casa la vittoria ma non ha convinto granché. E’ vero che le assenze (su tutte quelle di Capuozzo e Lamaro, quest’ultimo dopo soli due minuti di partita) erano pesanti, ma anche il cittì Quesada cambiando otto giocatori ci ha messo del suo. Soprattutto sconcertante il non utilizzo dei tre quarti nel gioco durante il match, ci vorrà altro sabato a Torino per non farsi umiliare dagli All Balcks, feriti come sono i neozelandesi dalla beffa subita in Francia.

Andrea Curti