L’Italia di Coppa Davis scaccia la paura e centra la semifinale a Malaga rimontando la rognosa Argentina per 2-1 trascinata dal suo leader Sinner che prima ha rimesso in navigazione sicura la barca azzurra e poi, insieme a Berrettini (inedita coppia in Davis al posto degli affiatati Bolelli e Vavassori), si è preso sulle spalle la responsabilità di portare la squadra in semifinale. Eppure la giornata si è aperta malissimo per i colori azzurri: il toscano Musetti, n.17 al mondo, ha concluso una annata stratosferica (finale al Queen’s e Umago, semifinale a Wimbledon e Stoccarda, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi) la migliore in carriera sinora, con una sonora sconfitta contro il solidissimo Cerundolo, 30, che ha sbagliato pochissimo smorzando sul nascere ogni velleità del tennista toscano. Eppure ad inizio match Musetti un barlume di speranza ce lo aveva dato: 2-0 e servizio, tre palle del 3-1, una del 4-2. Poi nel nono e decimo game, improvvisamente l’azzurro ha staccato la luce perdendo nove punti su dieci. Di fatto, il 6/4 per Cerundolo ha chiuso le velleità del tennista italiano perché Musetti, del tutto svuotato mentalmente, ha raccolto solo un gioco nella seconda frazione lanciando l’Argentina avanti 1-0. “Un brutto esordio a Malaga”, ha commentato Musetti, “troppa tensione specie nel servizio. Io non ho mai trovato confidenza con la velocità di palla e non sono stato in grado di reagire e di trovare qualcosa di diverso per cambiare il match. Eppure mi sono allenato bene in questi giorni, mi sentivo pronto e maturo per affrontare la gara“. Musetti quest’anno sul veloce, da Cincinnati (agosto) ad oggi, ha giocato 16 partite con 9 vittorie e 7 sconfitte. Indoor, a parte l’acuto a Vienna contro Zverev, ha incassato tre brutte sconfitte, una con il cinese Bu (gli avrà messo paura…) negli ottavi a Pechino, una al primo turno di Shanghai dal redivivo belga Goffin e un altro primo turno a Parigi Bercy contro il teutonico Struff. Squilli, segnali di una ebollizione lenta ma continua, nei risultati e nella tenuta mentale, vista un po’ da tutti meno che dal cittì Volandri, e sfociata oggi nella resa incondizionata a Cerundolo. Sinner invece è una garanzia di successo: pur non giocando un tennis spettacolare (quando mai?) ha lasciato solo tre giochi allo spaesato Baez in un match senza storia per la troppa differenza vista in campo. E l’aver sudato poco (appena 73 minuti di gioco) ha convinto Volandri a schierare a sorpresa (si fa per dire) lo stesso Sinner col romano Berrettini per un doppio “bombarolo”, con l’intento di seppellire di aces e dritti e di colpi alla sagoma gli esperti argentini Gonzalez e Molteni, bravi, scattanti, affiatati ma leggerini nei colpi. E in effetti ciò accade: impeccabili al servizio, gli azzurri dal 3-4 Argentina breakkano i sudamericani al nono gioco e si aggiudicano 6/4 il primo set in scioltezza, a zero tre games consecutivi (parziale di 12 punti a zero!). Poco importa se le voleé sono sporadiche, il “tiro al piccione” del duo azzurro sembra l’unica tattica percorribile in assenza dei giusti movimenti sotto rete. Così accade che sul 5 pari gli azzurri in difesa ottengono il break con uno schiaffo al volo da metà campo di Sinner e sulla sua battuta Berrettini non ha perdonato: 7/5 e pass per la semifinale in tasca. Sarà sabato il remake della finale dello scorso anno contro l’Australia ma i dubbi sul secondo singolarista da schierare sono tanti e rischiosi: Berrettini o Musetti?

Andrea Curti