ROMA – «Difenderemo lo spirito illuminista», questa la dichiarazione-madre del discorso d’esordio del neopresidente francese Emmanuel Macron nel giorno della sua elezione.
Stacca la candidata avversaria, Marine Le Pen, con il 66,1% dei votanti a proprio sostegno, presentandosi ai connazionali come il nuovo eroe portatore di quello spirito rivoluzionario che storicamente ha tanto caratterizzato la mentalità del popolo di Francia.
Comunque, nonostante le dichiarazioni di suggestivo effetto, qualche scettico non è rimasto troppo incantato dalle belle parole (e a ragione, dal momento che anche soltanto attraverso una superficiale analisi storico-politica, ci si può rendere conto dei limiti reali che l’epoca dell’Illuminismo ha di fatto presentato – dimostrandosi come la fase aurorale di quel nazionalismo che, in crescendo, ha portato circa un secolo e mezzo dopo alla nascita delle grandi dittature dramma del secolo scorso), ne’ tantomeno dal programma politico del nuovo premier; molti elettori, infatti, si sono soltanto limitati ad optare per quello ritenuto come il male minore: evitare ad un paese -che ha fatto propri valori quali la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza- di cadere nelle mani di un governo neofascista.
E allora il risultato di tale scelta, è una Francia che giunge alle votazioni di giugno divisa in quattro fazioni: centristi, liberali di ambo gli schieramenti, i sostenitori estremisti di Le Pen, e la sinistra radicale.
Il nuovo paladino del nobile lume della ragione, dunque, pare avere ancora parecchia strada da percorrere di fronte a se’ e la prima tappa sarà sicuramente la conquista della maggioranza nei seggi della prossima Assemblea Nazionale.
La domanda sorge spontanea: come si delineerà adesso il destino dell’Europa?
C’è chi non ha esitato a predire un quadro di carattere dualista.
Voci si levano anche dall’Italia: «la Merkel non deciderà più da sola», è stata la considerazione di Romano Prodi che ha espresso, in effetti, il sentore di molti.
Non si esclude la possibilità dell’assistere ad uno spostamento degli equilibri politici, quanto economici, nel tentativo di limitare lo strapotere tedesco dominatore degli ultimi anni.
Una storia vecchia e già vista, in sostanza, con l’unica variante di nuovi protagonisti ed un’esperienza tragica alle spalle che ancora riecheggia nel passato novecentesco dell’Occidente.
Dunque, l’augurio che ci si può fare è quello che questi nuovi leader, chiamati a scrivere le prossime pagine della storia europea, sappiano far tesoro di quell’antico motto insegnatoci dal saggio Seneca: “errare è umano, perseverare è diabolico”…
Martina Maiorana.
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